Smartphone, il Governo ha deciso: approvata la nuova tassa | Da oggi il cellulare costa di colpo il 40% in più

Nuova tassa sui cellulari (cataniaoggi.it-pexels)

Tassa sugli smartphone, cos’è e come incide sui prezzi: l’aumento proposto dal Ministero della Cultura

Ogni volta che si acquista uno smartphone, un computer, una chiavetta USB o altri dispositivi elettronici, si paga una tassa nota come equo compenso per copia privata. La somma raccolta finisce nelle casse della SIAE e serve a remunerare autori e l’industria culturale per l’eventuale copia privata di opere protette. Nonostante la sua presenza costante, pochi consumatori ne sono consapevoli, poiché è inglobata nel prezzo del prodotto e non evidenziata separatamente.

La tassa sull’equo compenso è stata introdotta in Italia nel 1992 e successivamente riformata nel 2003, con tariffe basate sulla capacità di memoria dei dispositivi. Tali tariffe sono state confermate nel 2009 e rappresentano una quota fissa applicata a smartphone, tablet, computer, hard disk, chiavette USB, lettori MP3 e supporti ottici come CD e DVD. Con l’evoluzione tecnologica, la proposta del Ministero della Cultura prevede oggi l’estensione anche ai servizi di cloud, come Google Drive, utilizzati per la condivisione di dati tra dispositivi.

Recentemente il Ministero della Cultura ha avanzato una proposta di incremento del 40% della tassa sull’equo compenso. Questa decisione ha suscitato preoccupazioni tra le associazioni di categoria, poiché comporterebbe un aumento significativo del prezzo finale dei dispositivi, incidendo soprattutto sugli smartphone, prodotti di largo consumo.

L’Italia si distingue per avere tariffe decisamente più elevate rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea. Per esempio, una chiavetta USB da 256 GB costa 8,76 euro in Italia, contro 4 euro in Francia, 24 centesimi in Spagna, 30 centesimi in Germania e 1 euro in Belgio. Le differenze diventano più marcate per gli hard disk, con 20 euro in Italia, 6,45 in Spagna, 4,44 in Germania e 90 centesimi nei Paesi Bassi.

Impatto sui venditori italiani

Secondo l’ASMI, Associazione dei Produttori di Supporti e Sistemi Multimediali, l’aumento della tassa potrebbe mettere in crisi i venditori italiani. L’incremento del 40% inciderebbe sui prezzi finali, riducendo la competitività sul mercato e scoraggiando l’acquisto di dispositivi nuovi in Italia. Inoltre, l’estensione della tassa ai prodotti rigenerati comporterebbe il rischio di doppia imposizione sullo stesso dispositivo.

L’ASMI sottolinea che le tariffe elevate possono spingere i consumatori verso l’acquisto di prodotti all’estero tramite e-commerce, dove l’equo compenso non viene applicato o è molto più basso. Questo fenomeno rischia di ridurre ulteriormente le vendite in Italia e di favorire canali non regolamentati, con un impatto negativo sull’economia nazionale e sui produttori locali.

Rincaro sui cellulari (cataniaoggi.it-pexels)

Ragioni della tassa e obiettivi culturali

L’equo compenso per copia privata ha un ruolo chiave nella tutela degli autori e dell’industria culturale, garantendo che chi produce opere creative riceva un compenso anche quando i contenuti vengono copiati per uso personale. Tuttavia, la sfida consiste nel bilanciare questo principio con la necessità di mantenere competitivi i prezzi dei dispositivi elettronici e di evitare effetti negativi sul mercato.

L’aumento della tassa sull’equo compenso è al centro di un acceso dibattito tra istituzioni, associazioni di categoria e consumatori. Se approvato, potrebbe far lievitare significativamente il costo degli smartphone e di altri dispositivi elettronici, con effetti a catena sul mercato interno e sulle vendite online. Gli operatori del settore chiedono un ripensamento delle tariffe, puntando a riduzioni piuttosto che incrementi, per salvaguardare la competitività e limitare il rischio di evasione.