La bomba rudimentale esplosa a Pomezia sotto l’auto del conduttore di Report potrebbe essere un atto intimidatorio legato alle inchieste sulle infiltrazioni mafiose.
Ranucci: “È possibile che a qualcuno faccia comodo intimidirci, abbiamo puntate molto delicate”.

ROMA – La Procura di Roma e la Direzione Distrettuale Antimafia stanno indagando sull’attentato al giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, esploso nei giorni scorsi a Pomezia. Gli investigatori seguono diverse piste, inclusa quella di un possibile coinvolgimento della criminalità organizzata, dato il contenuto delle recenti inchieste della trasmissione di Rai 3.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero e Il Fatto Quotidiano, le indagini si concentrano su un soggetto già in contatto con Report nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nel business dell’energia eolica. L’uomo, legato a figure della criminalità calabrese, si troverebbe ora in località protetta. Non si esclude che l’attentato possa essere un tentativo di intimidazione legato a una delle prossime puntate del programma.

È possibile pensare che a qualcuno faccia comodo intimidirci – ha dichiarato Ranucci –. Abbiamo puntate molto delicate e non posso escludere che si riferiscano a qualche inchiesta del passato. Ma andremo avanti”. Il giornalista, noto per le sue inchieste su corruzione e mafie, ha confermato che la nuova stagione di Report prenderà il via il 26 ottobre su Rai 3.

Gli investigatori del RIS di Roma e Frascati hanno analizzato i resti dell’ordigno, una bomba artigianale contenente circa un chilogrammo di polvere pirica. Dalle prime analisi sarebbero emersi elementi utili per risalire all’origine dell’esplosivo. Gli inquirenti ipotizzano che l’attentatore conoscesse bene la zona: l’auto è stata colpita alle 22.17 e l’uomo incappucciato visto fuggire a bordo di una utilitaria scura avrebbe agito con precisione e rapidità, segno di una pianificazione accurata.

Le autorità non escludono che l’episodio possa essere un messaggio mafioso diretto non solo a Ranucci, ma anche al lavoro giornalistico di Report. Un segnale, spiegano gli inquirenti, “destinato a colpire simbolicamente la libertà di stampa e l’inchiesta giornalistica”.

Intanto cresce la solidarietà nei confronti di Ranucci e della redazione di Report. Numerosi giornalisti, associazioni e cittadini si sono radunati davanti alla sede Rai di Roma per esprimere vicinanza e chiedere “verità e giustizia per un attacco che colpisce tutta l’informazione libera”.

La pista investigativa più accreditata al momento resta quella dell’intimidazione: un atto simbolico, mirato e inquietante, che pone di nuovo al centro il tema della protezione dei giornalisti d’inchiesta in Italia.