ULTIM’ORA SALVINI – Sbeffeggiato in pubblico dai magistrati: “guidare positivi al test non è reato” | Da restituire pacchi interi di patenti

auto passeggero (pexels) - cataniaoggi

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Arriva la prima crepa nel nuovo Codice della Strada voluto da Salvini: tribunale restituisce la patente a un motociclista positivo alla cannabis.

Il nuovo Codice della Strada è appena stato approvato, e già fioccano i primi casi che ne mettono in discussione l’applicazione. Le nuove norme, fortemente volute dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, hanno introdotto una stretta senza precedenti su chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o alcol, eliminando di fatto la necessità di dimostrare lo stato di alterazione al momento della guida.

Un cambiamento che ha suscitato non poche polemiche tra addetti ai lavori, medici legali e giuristi, i quali denunciano il rischio di sanzioni “automatiche” anche per chi, pur positivo ai test, risulti lucido e non pericoloso per sé e per gli altri. E ora, dalle aule dei tribunali, arriva il primo vero colpo alla riforma.

Ad Asti, un motociclista coinvolto in un incidente ha visto la patente prima revocata e poi restituita su decisione del giudice. Il motivo? Sebbene positivo ai cannabinoidi, il referto medico ha escluso qualsiasi alterazione psicofisica. Un caso che potrebbe aprire la strada a un’ondata di ricorsi in tutta Italia.

La notizia ha subito fatto il giro degli ambienti giuridici e politici, perché si tratta del primo caso del genere in Piemonte, il secondo a livello nazionale, dopo l’entrata in vigore delle nuove norme. Un precedente che, se confermato in sede costituzionale, rischia di smontare uno dei pilastri più discussi della riforma Salvini.

Positivo alla cannabis ma lucido: il tribunale gli ridà la patente

Il fatto risale a circa un mese e mezzo fa: il motociclista era rimasto coinvolto in un incidente stradale in cui aveva avuto la peggio. Trasportato in ospedale, è stato sottoposto ai consueti accertamenti tossicologici, dai quali è emersa la positività ai cannabinoidi. La procedura è scattata in automatico: segnalazione alla prefettura e revoca della patente sulla base del nuovo codice.

Tuttavia, il referto medico dell’ospedale aveva già chiarito che l’uomo non era in stato di alterazione, né da cannabis né da alcol. Si trattava, dunque, di una positività “passiva”, ovvero il semplice riscontro di tracce nel sangue, senza alcun effetto sul comportamento o la lucidità alla guida. A quel punto, l’avvocato Jacopo Evangelista, difensore del motociclista, ha deciso di impugnare il provvedimento, sottolineando l’assenza di uno stato di alterazione, come invece richiedeva la legge prima della riforma. E proprio su questo punto si gioca ora la partita più delicata.

auto passeggero (pexels) - cataniaoggi-2
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La norma contestata e il ricorso alla Corte Costituzionale

La novità del nuovo Codice sta proprio qui: non serve più dimostrare l’alterazione, basta la positività alla sostanza per far scattare la revoca della patente. Una misura considerata eccessivamente rigida da molti esperti, anche perché i cannabinoidi possono rimanere nel sangue anche per settimane, senza influenzare la capacità di guida.

Il caso di Asti si collega direttamente a un’altra vicenda avvenuta in Friuli Venezia Giulia, dove il gip del tribunale di Pordenone ha sollevato il dubbio di legittimità costituzionale della norma e ha trasmesso gli atti alla Consulta. In attesa del giudizio della Corte, il tribunale di Asti ha deciso di restituire la patente al motociclista, sospendendo gli effetti del provvedimento prefettizio. Una decisione che fa tremare il governo e apre la strada a una possibile valanga di ricorsi, soprattutto da parte di chi ha già subito la revoca automatica senza aver causato incidenti o mostrato segnali di pericolo alla guida.