CONFERMATO SANITÀ – Ribaltate le certezze, scienziati smentiscono tutto: ecco perché fumare ci farà bene | Fumatori in festa

Fumare sigarette - (cataniaoggi.it-pexels)

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Un’abitudine nociva che tutti cercano di levarsi, ma una ricerca scientifica potrebbe cambiare tutte le convinzioni

Per decenni, il fumo è stato oggetto di dure campagne di prevenzione, con l’obiettivo di ridurre drasticamente l’abitudine che milioni di persone continuano a portare avanti nonostante le evidenze scientifiche sui danni. Ma una recente ricerca condotta in Israele potrebbe mettere in discussione, almeno in parte, il racconto consolidato degli ultimi cinquant’anni. Secondo gli scienziati, la nicotina potrebbe avere un effetto protettivo nei confronti di una patologia neurodegenerativa come il Parkinson.

Prima di approfondire i dettagli della ricerca, è importante ribadire ciò che la medicina ha ampiamente dimostrato: il fumo è uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di malattie mortali. Contribuisce allo sviluppo di tumori, patologie cardiovascolari, malattie polmonari croniche e deficit del sistema immunitario. Non solo danneggia chi lo pratica attivamente, ma anche chi lo subisce passivamente, con gravi ripercussioni sulla salute collettiva.

In Italia, secondo le ultime stime, circa il 24% della popolazione è costituito da fumatori abituali. Un dato allarmante, se si considera la mole di informazioni e campagne preventive che da anni mettono in guardia sui pericoli legati al tabacco. Tuttavia, un segnale positivo arriva dalla percentuale di ex fumatori, che rappresentano il 17% della popolazione. Segno che la consapevolezza e l’informazione, se ben veicolate, possono portare a risultati concreti.

Lo studio condotto in Israele ha analizzato il comportamento genetico di 677 pazienti, concentrandosi sui geni CHRNB5, CHRNB4 e CHRNB3. Questi geni, attivati e influenzati dalla nicotina, sembrerebbero interferire con lo sviluppo del morbo di Parkinson. Secondo i dati emersi, i soggetti esposti al fumo avrebbero mostrato un rischio inferiore fino al 60% rispetto a coloro che non fumano. Si tratterebbe di un’azione neuroprotettiva legata alla stimolazione nicotinica.

Il nodo etico e sanitario della divulgazione

La pubblicazione di risultati simili pone inevitabilmente una questione etica: è corretto divulgare uno studio che potrebbe, se mal interpretato, incentivare l’uso del tabacco? La risposta degli esperti è netta: nonostante il potenziale beneficio riscontrato su una specifica patologia, i danni provocati dal fumo restano superiori e ampiamente documentati. Non si tratta dunque di un invito a fumare, ma di un’indicazione utile per futuri studi farmacologici.

Gli stessi scienziati coinvolti nella ricerca chiariscono che l’obiettivo non è quello di rivalutare il fumo come abitudine salutare, bensì di isolare i meccanismi attraverso i quali la nicotina agisce sul cervello. In tal senso, le scoperte potrebbero aprire la strada a nuovi farmaci in grado di imitare gli effetti benefici della sostanza, senza però sottoporre l’organismo ai rischi legati al fumo.

Fumare sigarette - (cataniaoggi.it-pexels)
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Resta l’urgenza della prevenzione

Nonostante le eccezioni riscontrate nello studio, la lotta al fumo non deve perdere slancio. Ogni anno, migliaia di persone muoiono a causa di patologie fumo-correlate. Continuare a investire in educazione, supporto alla disassuefazione e regolamentazione della vendita resta un imperativo per la sanità pubblica. Le istituzioni sanitarie ribadiscono che non esistono “fumarlo per salute”, nemmeno in casi isolati.

Il caso sollevato dalla ricerca israeliana alimenta il dibattito sul rapporto tra abitudini dannose e potenziali benefici collaterali. Il fumo resta una delle principali cause di morte al mondo, ma la nicotina, se studiata e utilizzata in contesti controllati, potrebbe fornire strumenti preziosi per la prevenzione di malattie neurologiche. Una contraddizione solo apparente, che apre nuovi scenari per la ricerca medica.