Ponte sullo Stretto, la Nato apre al “dual use” ma l’ambasciatore Usa frena

L’ipotesi di un utilizzo “dual use” del Ponte sullo Stretto, ossia sia per fini civili che militari, potrebbe rientrare tra le spese ammissibili per la difesa previste dall’Italia in accordo con la Nato da qui al 2035. A lasciare intendere questa possibilità è stata la stessa Alleanza atlantica, attraverso una nota ufficiale che, pur senza citare espressamente il Ponte, ne fa intravedere la compatibilità con i criteri Nato. Il documento, inviato a seguito di una domanda posta dalla testata La Sicilia, chiarisce che al recente vertice dell’Alleanza è stato approvato un piano generale che destina il 2% del Pil degli Stati membri a investimenti in difesa e sicurezza, di cui il 3,5% per l’Italia. Una quota che dovrà essere raggiunta con nuove infrastrutture, incluse opere con possibili utilizzi strategici. Nella nota vengono elencati diversi esempi di investimenti ammissibili: dal sostegno all’industria della difesa all’innovazione tecnologica, fino a opere infrastrutturali in grado di favorire mobilità e resilienza, anche attraverso la Protezione civile.

La posizione della Nato, tuttavia, ha immediatamente scatenato polemiche sul piano internazionale. L’ambasciatore statunitense presso l’Alleanza, Matthew Whitaker, intervenendo al Forum strategico di Bled, in Slovenia, ha ribadito che «non possono essere ammessi ponti che abbiano una funzione meramente civile» e che ogni opera dovrà rispettare meccanismi di sorveglianza ben precisi. Il chiarimento arriva mentre in Italia il governo spinge sul progetto. La Lega, con i capigruppo Molinari e Romeo, ha ribadito che «l’aumento delle spese militari rafforzerà la sicurezza interna, in particolare rispetto al controllo delle infrastrutture strategiche». A loro si sono aggiunti anche Fratelli d’Italia e Forza Italia, che vedono nel Ponte un’opera capace di consolidare la presenza italiana sul Mediterraneo.

Non sono mancate, però, le reazioni critiche. Il M5S, con Pasquale Tridico, ha denunciato che «la destra prende in giro gli italiani», mentre Angelo Bonelli (Avs) ha accusato il governo di «usare il Ponte come specchietto per le allodole». Dello stesso tenore le parole del Pd, con Anthony Barbagallo che ha parlato di «strumentalizzazione per mascherare le carenze del Paese». Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha replicato sostenendo che «il Ponte è già interamente finanziato con fondi statali e non rientra in alcun meccanismo Nato», ribadendo che l’opera rappresenta «una necessità irrinunciabile» e che il suo iter non è in discussione.