Termovalorizzatori di Palermo e Catania, via libera alla progettazione: lavori al via nel 2026

Termovalorizzatore ( archivio)

Potrebbe arrivare già questa settimana, o al massimo la prossima, l’aggiudicazione della gara che segnerà l’avvio concreto del percorso verso i due termovalorizzatori previsti a Palermo e Catania. È lo step annunciato dal governatore Renato Schifani durante l’Etna Forum di Ragalna e adesso inserito nel cronoprogramma aggiornato da Palazzo d’Orleans. Si tratta della gara per la progettazione esecutiva e la direzione dei lavori, indetta lo scorso maggio da Invitalia in base alla convenzione stipulata con la Regione, per un appalto da oltre 44 milioni di euro. Una volta partiti gli studi, serviranno circa cinque mesi per la stesura dei progetti di fattibilità tecnico-economica e per le indagini geologiche nelle aree individuate dal Piano regionale rifiuti approvato l’anno scorso: Bellolampo per Palermo e la zona industriale per il capoluogo etneo. A seguire, scatterà la fase dei pareri, affidata alla Commissione tecnico-specialistica e all’assessorato competente, con una durata stimata in quattro mesi.

Solo dopo questo passaggio potrà aprirsi la nuova gara per la progettazione esecutiva e la gestione, che richiederà altri cinque mesi, considerando le necessarie approvazioni e le procedure di occupazione dei terreni. Secondo la tabella di marcia, i cantieri prenderanno avvio nel dicembre 2026, con conclusione prevista entro luglio 2028. L’investimento complessivo ammonta a 800 milioni di euro, risorse garantite dall’Accordo per la coesione firmato a maggio 2024 tra la premier Giorgia Meloni e lo stesso Schifani, commissario straordinario per la realizzazione della rete impiantistica integrata per i rifiuti.

Una volta in funzione, i due impianti utilizzeranno circa il 30% dell’energia prodotta per il proprio fabbisogno, immettendo sul mercato il restante 70%, con un ritorno economico che contribuirà ad abbattere le tariffe di conferimento. Nei forni di incenerimento verranno trattati rifiuti solidi urbani sottoposti prima a un trattamento meccanico-biologico per separare le componenti ferrose e le frazioni riutilizzabili. Secondo le stime, la capacità di smaltimento raggiungerà le 600 mila tonnellate annue, per una produzione di 50 Megawatt, con un impatto diretto sulla riduzione dei costi legati al trasferimento della spazzatura oltre lo Stretto, che oggi gravano sulle casse pubbliche per oltre 100 milioni l’anno.

Intanto a Palazzo d’Orleans si lavora anche sul fronte giudiziario. Lunedì sarà presentata alla Corte dei Conti la memoria difensiva nel contraddittorio aperto dai magistrati contabili sul Piano rifiuti. I giudici hanno chiesto chiarimenti sulla tipologia e il finanziamento degli impianti, in rapporto al contestuale ampliamento delle discariche, paventando il rischio di un sovradimensionamento e di possibili impatti ambientali.

Schifani, tuttavia, non mostra preoccupazione: «Sono assolutamente sereno – ha dichiarato –. Con l’aggiudicazione della gara di progettazione siamo alla soglia di un ulteriore e significativo passo in avanti verso l’obiettivo finale di dare alla Sicilia una grande possibilità, una tecnologia di smaltimento dei rifiuti all’avanguardia, non inquinante e produttrice di energia. I siciliani hanno diritto e dovere di averla».