Lidl, dal 1° luglio vi stendiamo, arriva la nuova mazzata pensionati: entri e paghi il rincaro | Clienti furibondi
pensione (pexels) - cataniaoggi
La spesa quotidiana è diventata una corsa a ostacoli: ogni prodotto un euro in più, ogni carrello un piccolo salasso.
Basta un giro al supermercato per accorgersene: la spesa non è più quella di una volta. Pasta, latte, biscotti, detersivi: i prezzi salgono lentamente, ma inesorabilmente. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le famiglie numerose e i pensionati, che ogni mese devono fare i conti con carrelli sempre più leggeri e scontrini sempre più lunghi. Il malcontento monta, e i corridoi dei discount sono diventati luoghi di rabbia silenziosa.
Le catene della grande distribuzione provano a tamponare: promozioni lampo, prodotti a marchio, offerte settimanali. Ma la realtà è che il margine di risparmio si assottiglia, mentre le esigenze aumentano. A luglio, secondo i dati Istat, l’inflazione sui generi alimentari è cresciuta del 5,8% su base annua. Una cifra che, al netto delle statistiche, è percepita molto più alta al banco frutta o alla cassa.
Il colpo di grazia arriva dagli scaffali dei beni cosiddetti “non essenziali”: bibite, snack, dolci confezionati. Proprio su questi prodotti – già colpiti dall’aumento del costo dello zucchero e delle materie prime – si annidano i rincari più insidiosi. Le etichette cambiano spesso, i prezzi fluttuano anche nello stesso mese. Ed è proprio qui che si sta preparando una novità esplosiva.
Qualcosa bolle in pentola (e non è il sugo)
L’indignazione è palpabile. “Ogni settimana costa tutto un po’ di più”, dice una cliente all’uscita di un Lidl di provincia. “Ho 780 euro di pensione: prima bastavano, ora no”. E non è l’unica. Sempre più persone modificano le abitudini d’acquisto, rinunciano a prodotti superflui e puntano solo ai generi di prima necessità. I discount vedono crescere i volumi di vendita, ma non i margini. Il clima è teso.
E mentre i consumatori cercano di adattarsi, i supermercati si preparano a un cambiamento che avrà un impatto diretto sul portafoglio di tutti. A spingere verso nuovi rincari non sono solo la logistica, le guerre, il costo del lavoro o l’energia. C’è una misura già approvata dal Consiglio dei ministri, apparentemente tecnica, ma destinata a colpire anche sugli scaffali.
La nuova tassa dolce-amara
A far scattare il nervosismo nei centri commerciali e nei consigli d’amministrazione è la sugar tax, l’imposta sul consumo delle bevande zuccherate. Originariamente prevista per il 2023, è stata più volte rinviata. Ora, con l’ultima decisione presa dal Consiglio dei ministri il 20 giugno, l’entrata in vigore è fissata per il 1° gennaio 2026. Un’altra proroga, sì, ma con conseguenze già visibili. Le aziende produttrici e distributrici, nel timore di un’applicazione improvvisa, stanno iniziando a rivedere i listini, portandosi avanti. Ecco spiegato il motivo dell’aumento delle bibite, dei succhi di frutta e degli energy drink, anche nei discount.
Il governo ha stimato minori entrate per 142 milioni di euro nel 2025 proprio per effetto di questo rinvio. Ma intanto, i consumatori stanno già pagando il conto. Le imprese del settore criticano la tassa, definendola “ingiusta e dannosa” per l’economia. Le opposizioni difendono la misura come deterrente contro l’eccesso di zucchero. E mentre la politica litiga, la cassa suona, e il prezzo aumenta.