Computer a pagamento: per continuare a usarlo devi versare il bollettino | Arriva il canone sul digitale
lavoro (pexels) - cataniaoggi
Un cambiamento epocale nelle spese legate ai nostri dispositivi digitali potrebbe pesare sul portafoglio di milioni di utenti.
Negli ultimi anni il computer è diventato uno strumento imprescindibile, non solo per lavoro ma anche per la vita quotidiana. Ma mentre la tecnologia avanza e i dispositivi si aggiornano, qualcosa di nuovo e inaspettato si sta profilando all’orizzonte: un possibile canone o tassa da pagare per poter continuare a utilizzare il proprio computer o servizi digitali associati.
Le prime avvisaglie di questa trasformazione emergono da contesti economici e politici che apparentemente nulla hanno a che vedere con la tecnologia domestica. Ma proprio queste dinamiche internazionali stanno avendo ripercussioni dirette sui costi per gli utenti finali.
Le grandi aziende tecnologiche, i cosiddetti Big Tech, generano introiti immensi grazie ai loro servizi digitali, dall’advertising ai servizi in abbonamento. E mentre i consumatori si aspettano sempre più innovazione, aumentano le pressioni su governi e istituzioni per recuperare risorse attraverso nuovi meccanismi fiscali.
Un contesto globale in rapida evoluzione
Il punto di svolta si è avuto quando l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si sono incontrati per negoziare un accordo sui dazi. L’esito di quell’incontro è stato un accordo che, per l’Unione Europea, si è rivelato piuttosto oneroso, con dazi del 15% su diverse categorie di prodotti e un controverso piano per l’acquisto di energia dagli Stati Uniti, i cui dettagli economici non sono ancora chiari.
In questo scenario, la questione della Web Tax è rimasta in sospeso, almeno ufficialmente. L’idea di tassare maggiormente le Big Tech, in particolare i ricavi derivanti da pubblicità o abbonamenti generati nei singoli Paesi europei, ha assunto varie forme nel tempo ma non ha mai trovato un’applicazione concreta a livello continentale. In Italia, alla fine del 2024, aveva suscitato scalpore una modifica inserita nell’ultima legge di bilancio che toccava proprio questo tema.
Web tax, cosa comporta e cosa sta accadendo
Stiamo parlando di flussi finanziari colossali. Basti pensare che Google e Meta, due dei giganti del settore, sono rispettivamente la quinta e la sesta azienda al mondo per capitalizzazione di mercato, con valori di 2.333 miliardi di dollari e 1.894 miliardi di dollari. Già ad aprile, come riportato da Wired, l’argomento della Web Tax era tornato in auge in Europa come potenziale strumento per bilanciare l’impatto dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Tuttavia, la sua posizione attuale è avvolta nel mistero.
Al principio possiamo dire che la Web Tax era data per “morta”. Ma nelle ore successive, le dichiarazioni ufficiali hanno generato ulteriore confusione. La Casa Bianca ha celebrato l’accordo affermando che l’UE si era impegnata a non introdurre nuove tasse sulle Big Tech.
Al momento non c’è ancora un’effettività sulla questione, non è dato sapere dunque quando e se verrà introdotta. Tuttavia, quello che possiamo comprendere in linea generale è che di fatto se ne parla sempre di più e che in questo periodo comunque c’è una fervente attenzione al quadro della tecnologia e anche ad eventuali tasse. Sicuramente è tutto in evoluzione ma come dimostra il periodo trascorso è chiaro che qualcosa cambierà e che probabilmente questo poi avrà impatto su tutti, anche sul consumatore finale.