Olio extravergine di oliva, la svendita è selvaggia: a 2,90€ in questi supermercati | Volano insulti e spintoni alle casse, è l’inferno

Olio d'oliva - (cataniaoggi.it-fattoalimentare)

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Oscillazione dei prezzi dell’olio d’oliva: in Italia restano stabili ma alti a causa della scarsità di prodotto

A metà maggio 2025, il mercato dell’olio d’oliva in Europa mostra una marcata divergenza tra l’Italia e la Spagna, due dei principali produttori mondiali. Mentre il Bel Paese mantiene prezzi stabili per l’olio extravergine di oliva, il mercato spagnolo è segnato da un continuo calo dei prezzi, generando preoccupazione tra i produttori locali e aprendo interrogativi sul futuro del settore.

In Italia, i prezzi dell’olio extravergine di oliva restano elevati e stabili, oscillando tra i 9,5 e i 9,9 euro al chilo. Secondo i dati più recenti della Camera di Commercio di Bari, questa stabilità è attribuibile a una limitata disponibilità del prodotto. Le scorte formali si attestano a 63.000 tonnellate, ma la quantità realmente disponibile sembra essere inferiore, a causa di contratti già sottoscritti e consegne ancora in corso. Questa scarsità ha il merito di contenere le pressioni al ribasso, mantenendo i margini per i produttori italiani.

Al contrario, la situazione in Spagna presenta un quadro allarmante per i produttori. Il prezzo dell’olio extravergine è sceso a 3,6 euro al chilo a partire dal 16 maggio, dopo aver toccato i 3,5 euro nei giorni precedenti. Le ragioni principali di questa flessione vanno cercate nelle aspettative di un buon raccolto per la prossima campagna olearia e nella politica di alcune aziende industriali, che cercano di anticipare la discesa dei prezzi allineandosi alle previsioni future.

Il calo dei prezzi non riguarda solo l’extravergine. L’olio di oliva vergine in Spagna viene oggi venduto a circa 2,95 euro al chilo, mentre l’olio lampante ha raggiunto i 2,7 euro. Queste variazioni sono il riflesso di un mercato molto sensibile alle manovre dei grandi gruppi industriali, che dominano il settore e sono in grado di condizionare l’andamento delle quotazioni.

Pressioni sui margini per i produttori spagnoli

La drastica differenza nei prezzi tra Italia e Spagna pone i produttori iberici in una situazione difficile. I margini di profitto si assottigliano, e in molti casi non bastano a coprire i costi di produzione. Questa situazione rischia di diventare insostenibile, soprattutto se l’andamento dei prezzi al ribasso dovesse consolidarsi con l’avvicinarsi della nuova campagna.

Le prospettive per il mercato dell’olio d’oliva restano incerte e dipendono da molteplici fattori. Le condizioni meteorologiche influiranno sulla quantità e sulla qualità del raccolto 2025/2026. Al tempo stesso, le politiche commerciali dei principali gruppi e le strategie di acquisto della grande distribuzione continueranno a giocare un ruolo cruciale nel determinare l’equilibrio tra domanda e offerta.

Olio d'oliva - (cataniaoggi.it-pexels)
Olio d’oliva – (cataniaoggi.it-pexels)

Italia in posizione di vantaggio temporaneo

Per il momento, l’Italia beneficia della propria scarsità di prodotto, che la mette al riparo da dinamiche speculative. Tuttavia, la sostenibilità a lungo termine di questa situazione è tutt’altro che garantita. Se la Spagna dovesse effettivamente produrre in abbondanza a costi molto più bassi, il rischio è quello di una concorrenza agguerrita sul mercato europeo e internazionale.

Questo scenario mette in luce l’importanza di una visione condivisa a livello europeo per tutelare i produttori e garantire la qualità del prodotto. Un coordinamento tra i principali paesi produttori potrebbe aiutare a evitare squilibri eccessivi e a promuovere pratiche commerciali più eque, in un settore tanto strategico quanto vulnerabile alle speculazioni.