Squali, questi pochi km di costa siciliana sono infestati: ecco dove li incontri al 100% | Vicinissimo a Catania

Stretto di Messina (cataniaoggi.it-pexels)

Lo Stretto di Sicilia, rifugio prezioso per squali e razze minacciati: specie a rischio e nuove aree di aggregazione

Lo Stretto di Sicilia si conferma come un’area di importanza cruciale per la sopravvivenza di alcune tra le specie marine più a rischio del Mediterraneo. Recenti ricerche condotte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn, dall’Università di Palermo e dall’associazione tunisina Ascob Syrtis – con il supporto della Blue Marine Foundation – hanno evidenziato come questa zona rappresenti uno degli ultimi baluardi per la biodiversità elasmobranchia. Si tratta di squali e razze la cui presenza, seppur sempre più rara, assume un valore ecologico fondamentale.

Durante le campagne di monitoraggio e ricerca tra le acque italiane e tunisine, i ricercatori hanno individuato nuove aree in cui si aggregano specie considerate minacciate o in Pericolo Critico secondo l’IUCN. Tra queste spiccano lo squalo grigio, il mako, il pesce chitarra e la vaccarella. Queste specie utilizzano lo Stretto di Sicilia e in particolare le zone tra la Sicilia e il Golfo di Gabes come aree vitali per la riproduzione e la crescita dei giovani esemplari.

La ricerca si è avvalsa dell’uso di tecniche all’avanguardia e non invasive, come i sistemi BRUVs (Baited Remote Underwater Video), che permettono l’osservazione sottomarina senza interferenze dirette sugli animali. Grazie anche alla presenza di osservatori a bordo dei pescherecci, è stato possibile registrare la presenza di ben 23 specie diverse di elasmobranchi. Questa varietà dimostra la ricchezza ecologica dell’area, ma anche la vulnerabilità di un ecosistema sottoposto a molteplici pressioni.

Secondo Carlo Cattano, ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn, squali e razze svolgono un ruolo ecologico chiave per il mantenimento dell’equilibrio marino. Nonostante ciò, la pesca intensiva e la cattura accidentale continuano a rappresentare una grave minaccia. La loro progressiva scomparsa rischia di compromettere la salute dell’intero ecosistema marino, con ricadute anche sulla pesca e sulla biodiversità.

Azioni di tutela nelle Aree Marine Protette

Importanti progressi sono stati compiuti grazie al lavoro congiunto di ricercatori e autorità locali. Nelle Aree Marine Protette delle Isole Pelagie e delle Egadi sono stati introdotti strumenti regolatori e misure di conservazione, come boe anti-disturbo a Lampione e linee guida per le immersioni a Marettimo. Questi interventi mirano a proteggere le aggregazioni stagionali e a ridurre l’impatto delle attività umane, in particolare durante i momenti più delicati del ciclo riproduttivo.

Le aree identificate nello Stretto di Sicilia sono state ufficialmente riconosciute dall’IUCN come ISRAs, ovvero “Important Shark and Ray Areas”. Si tratta di zone prioritarie per la sopravvivenza di squali e razze, individuate secondo rigorosi criteri scientifici. Questo riconoscimento non è soltanto simbolico, ma rappresenta un punto di partenza per implementare misure di protezione più efficaci e coordinate su scala internazionale.

Squalo (cataniaoggi.it-pexels)

Verso una cooperazione mediterranea per la conservazione

La tutela di questi ecosistemi non può prescindere da una cooperazione transfrontaliera. Le specie marine non conoscono confini politici, per questo è fondamentale che i Paesi del Mediterraneo si impegnino in una strategia condivisa. Interventi coordinati potrebbero garantire la conservazione di questi predatori marini e assicurare un futuro sostenibile anche alle comunità locali che dipendono dal mare per vivere.

A raccontare questo impegno sarà anche il documentario “PRESTO” di Mathia Coco, al Festival SiciliAmbiente di San Vito Lo Capo. Il film esplora le ultime aree rifugio di squali e razze nel Mediterraneo, mostrando il lavoro sul campo tra le isole Pelagie, la Tunisia e le Egadi. Un’occasione per avvicinare il grande pubblico a un tema spesso dimenticato, ma di vitale importanza per il futuro del nostro mare.