Ferie, ecco il numero esatto di giorni per riposarsi dal lavoro: chi ne fa meno muore due volte di più
Ferie (cataniaoggi.it-pexels)
Vacanze lunghe, vita più lunga, secondo una ricerca iniziata negli anni ’70 c’è un numero minimo di giorni di riposa da fare
Un recente studio dell’Università di Helsinki ha portato alla luce un dato che potrebbe sembrare scontato, ma che ora trova conferma scientifica: prendersi ferie lunghe e continuative migliora l’aspettativa di vita. Secondo i ricercatori, infatti, il tempo di vacanza non è soltanto un’occasione di riposo, ma un vero e proprio fattore protettivo contro lo stress e le malattie cardiovascolari.
L’indagine ha radici lontane. Nel 1974 furono reclutati 1.222 uomini, nati tra il 1919 e il 1934, tutti con almeno un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari: fumo, colesterolo alto, trigliceridi elevati, ipertensione o intolleranza al glucosio. Lo studio, proseguito per oltre quarant’anni, ha permesso di raccogliere dati preziosi e di osservare come stili di vita, abitudini di lavoro e durata delle ferie influenzassero la salute e la longevità.
I partecipanti furono divisi in due gruppi. Al primo venne affidato un programma di salute con consulenze periodiche su dieta equilibrata, attività fisica aerobica, controllo del peso e cessazione del fumo. Al secondo gruppo, invece, non fu fornita alcuna indicazione specifica. A distanza di anni, i ricercatori hanno analizzato i dati incrociandoli con i registri di mortalità e hanno scoperto un dettaglio sorprendente: nonostante le indicazioni salutistiche, il gruppo “assistito” presentava un tasso di mortalità più elevato rispetto all’altro fino al 2004.
A spiegare questa apparente contraddizione sono state proprio le vacanze. L’analisi ha mostrato che gli uomini che prendevano meno di tre settimane di ferie l’anno avevano un rischio di morte superiore del 37% rispetto a chi si concedeva più di 21 giorni consecutivi di pausa. Un risultato che ha messo in secondo piano persino i benefici derivanti da dieta e attività fisica. La chiave, secondo i ricercatori, sta nello stress accumulato da chi lavora troppo e riposa troppo poco.
Lo stress come nemico invisibile
Gli studiosi hanno evidenziato che chi non si concede ferie adeguate tende a lavorare di più, a dormire meno e a vivere in uno stato di tensione costante. Questo stile di vita, paradossalmente, ha annullato i vantaggi dei programmi salutari. La mancanza di pause prolungate ha portato a un sovraccarico psicofisico che ha reso più vulnerabili anche coloro che seguivano regole ferree su alimentazione e sport.
Il coordinatore dello studio, Timo Strandberg, ha sottolineato un aspetto significativo: “Il danno causato dal regime di vita intensiva era concentrato in chi si prendeva vacanze più brevi”. Secondo lo scienziato, i programmi di salute potevano aver persino aggiunto stress nelle vite di queste persone, trasformandosi in un’ulteriore pressione psicologica. Non per questo l’educazione alla salute va considerata dannosa, ma occorre integrarla con la consapevolezza che il benessere mentale e la riduzione dello stress sono fondamentali.
La lezione dalle vacanze
Il messaggio che emerge è chiaro: prendersi ferie non è un lusso, ma una necessità. Spezzare le vacanze in brevi periodi non produce gli stessi effetti positivi di un distacco prolungato dal lavoro. I ricercatori finlandesi raccomandano di utilizzare tutte le ferie annuali, ricordando che il riposo continuo contribuisce più di quanto si creda alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Lo studio dell’Università di Helsinki insegna che non basta mangiare sano o fare sport: senza un equilibrio tra lavoro e riposo, la salute resta a rischio. Le ferie prolungate, oltre a ridurre lo stress, migliorano la qualità del sonno e rafforzano il sistema immunitario. In definitiva, dedicare almeno tre settimane consecutive al riposo non è solo un piacere personale, ma una scelta di salute pubblica. E forse, il segreto della longevità sta proprio nella capacità di staccare la spina.