Mobilità sostenibile: altro che incentivi, Toyota passa al piano B – SCONTO di 37.000€ sul top di gamma | Quasi te la trovi parcheggiata in garage

auto passeggero (pexels) - cataniaoggi

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Nel caos della transizione ecologica, Toyota adotta una strategia shock che nessuno si aspettava.

Nel mondo dell’automotive, dove ogni casa costruttrice insegue la perfezione elettrica, Toyota si muove da sempre in modo controcorrente. Mentre altri marchi puntano tutto sulle auto a batteria, la casa giapponese ha costruito la propria reputazione investendo con decisione su tecnologie alternative, come l’ibrido e l’idrogeno. Ma ora qualcosa sembra essere cambiato.

Negli ultimi anni, Toyota ha cercato di imporsi come leader della mobilità a zero emissioni, lanciando modelli sempre più sofisticati. Tuttavia, nonostante la qualità riconosciuta delle sue vetture, il mercato non sembra rispondere come sperato, almeno in alcuni segmenti specifici. Ecco perché la casa nipponica, in un gesto senza precedenti, ha deciso di ribaltare completamente le regole del gioco.

Un top di gamma a un prezzo da utilitaria. È la mossa che sta facendo discutere l’industria dell’auto: tagliare il prezzo di listino di un veicolo premium di oltre 37.000 euro (equivalenti), includendo anche carburante gratuito e finanziamenti a tasso zero. Il messaggio è chiaro: l’auto elettrica a idrogeno non decolla, e Toyota è disposta a tutto pur di tenerla viva.

Toyota cambia rotta: il mercato non perdona

Nel silenzio assordante delle colonnine di ricarica per l’idrogeno, Toyota ha lanciato il suo “piano B”. Negli Stati Uniti, il colosso nipponico sta praticamente regalando la Mirai 2023, la sua berlina a idrogeno. Il prezzo ufficiale parte da circa 66.000 dollari, ma grazie a una combinazione di incentivi e sconti diretti, il cliente arriva a pagarla appena 26.000 dollari. E non finisce qui. Chi acquista la vettura riceve 15.000 dollari di idrogeno gratuito per sei anni, più un prestito a tasso zero. In pratica, l’auto verrebbe a costare solo 11.000 dollari, appena quanto Toyota spende per produrre la sola pila a combustibile. Una mossa disperata o una strategia lungimirante?

Per comprendere il contesto, basti pensare che Shell ha annunciato la chiusura delle sue stazioni di rifornimento di idrogeno in California, lasciando la Mirai e i suoi pochi rivali letteralmente a secco. In Europa la situazione è ancora più problematica: la rete di distribuzione dell’idrogeno è quasi inesistente, rendendo l’uso quotidiano di questi veicoli un esercizio di logistica più che un’alternativa concreta.

auto passeggero (pexels) - cataniaoggi-2
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L’idrogeno resta un’idea affascinante, ma ancora troppo lontana

Molti tecnici e appassionati continuano a vedere nell’idrogeno una soluzione ideale per il futuro della mobilità: zero emissioni, rifornimento in pochi minuti, autonomia paragonabile ai motori termici. In effetti, l’auto a idrogeno è a tutti gli effetti un’auto elettrica, con la differenza che l’energia non viene immagazzinata in una batteria ma prodotta in tempo reale da una cella a combustibile.

Il funzionamento è elegante e pulito: l’idrogeno, conservato in serbatoi ad alta pressione, reagisce con l’ossigeno nell’aria producendo elettricità e rilasciando come unica emissione vapore acqueo. Il problema? Produrre idrogeno verde, quello realmente a zero emissioni, è ancora troppo costoso, e il trasporto richiede infrastrutture dedicate che nessuno, per ora, ha davvero costruito.