CALDO – ALLERTA Nucleare a due passi da Milano: spenta la centrale atomica | Addetti al reattore lanciano l’allarme: ci squagliamo
Centrale nuclerare (Pixabay) CataniaOggi
L’estate 2025 si sta trasformando in un’emergenza silenziosa: non solo condizionatori, ma anche reattori sotto stress.
Le immagini dei termometri che toccano i 40 gradi sono diventate ormai banali. A Milano come a Parigi, dal Ticino fino alla Provenza, l’estate 2025 si sta imponendo come una delle più calde mai registrate in Europa. E se da un lato si moltiplicano gli appelli a non uscire nelle ore centrali e a bere molta acqua, dall’altro lato qualcosa di più grande e silenzioso si sta muovendo dietro le quinte dell’energia europea.
Il caldo estremo non colpisce solo i cittadini: sta mettendo in ginocchio anche i sistemi di produzione energetica. Non è un’esagerazione. I condizionatori accesi in massa stanno portando i consumi ai massimi storici, mentre una parte cruciale del sistema sta rallentando. A sorpresa, sono proprio le centrali nucleari a mostrare segni di cedimento.
Molti pensano che l’energia nucleare sia invulnerabile ai cambiamenti climatici. Ma la verità è un’altra. In diversi Paesi europei, il caldo ha costretto le autorità a prendere decisioni drastiche e inedite: fermare o ridurre drasticamente la produzione delle centrali atomiche. Il motivo? Non è il rischio di esplosioni, ma qualcosa di molto più ordinario. Ed è proprio questo a renderlo ancora più preoccupante.
Il grande nemico invisibile del nucleare: l’acqua calda
La Svizzera è stata tra le prime a lanciare l’allarme. La centrale di Beznau, una delle più vecchie d’Europa, si è trovata improvvisamente impossibilitata a funzionare a pieno regime. Il caldo ha riscaldato il fiume Aare, da cui i due reattori prelevano l’acqua necessaria al raffreddamento. Ma quell’acqua non è più abbastanza fredda, e usarla significherebbe riversare nel fiume liquidi troppo caldi, mettendo a rischio la flora e la fauna.
Così, un reattore è stato spento. L’altro funziona al 50%. Una decisione che pesa, soprattutto considerando che la Svizzera dipende ancora in parte dal nucleare. “Dobbiamo evitare che la temperatura dell’acqua scaricata superi i 25 gradi”, ha spiegato la società Axpo. Un limite da non superare per non squilibrare l’ecosistema fluviale.
Anche la Francia è in difficoltà: chiusa Golfech, allerta in altre tre
Il caso svizzero non è isolato. Anche in Francia – che produce il 65% della sua elettricità dal nucleare – il caldo sta lasciando il segno. La centrale di Golfech, nel sud del Paese, è stata spenta. Il fiume vicino rischiava di salire fino a 28 gradi: troppo caldo per essere usato nei sistemi di raffreddamento, anche in condizioni di emergenza.
Non è finita. Altre centrali, come Blayais e Bugey, stanno riducendo la produzione. I responsabili del sistema elettrico rassicurano: “La Francia esporta ancora energia, il fabbisogno è coperto”. Ma è evidente che un nuovo limite è stato raggiunto. Non tecnico, ma ambientale. I fiumi non ce la fanno più.