Affitti brevi, pioggia di multe a tutti i locatari: 8.000€ in queste letterine verdi | L’Agenzia delle entrate ti distrugge
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In molte località turistiche italiane, chi affitta casa rischia multe salatissime senza nemmeno rendersene conto.
Negli ultimi mesi, le cassette della posta di proprietari e gestori di appartamenti in affitto si sono riempite di lettere dal contenuto poco piacevole. Non si tratta di bollette, ma di comunicazioni ufficiali con cifre che possono azzerare in un colpo solo i guadagni della stagione estiva.
La questione non riguarda solo i grandi operatori o le agenzie immobiliari: a finire nel mirino delle autorità sono anche i privati che affittano pochi giorni all’anno, magari per coprire le spese condominiali o arrotondare lo stipendio. Chi pensa che “tanto è solo un affitto breve, non serve chissà quale burocrazia” sta commettendo un errore pericoloso.
A peggiorare la situazione c’è la totale disinformazione. Molti locatari ignorano che esistono obblighi precisi, regolati sia a livello locale che nazionale, e che le sanzioni non guardano in faccia nessuno. Basta un controllo a campione, una segnalazione o un incrocio di dati per ricevere quella lettera verde che fa tremare.
Negli scorsi mesi, alcune città hanno intensificato i controlli con il supporto della polizia locale e dell’Agenzia delle Entrate, scovando centinaia di irregolarità. E quando la sanzione minima parte da 500 euro e può arrivare fino a 8.000, il danno diventa pesante.
Come nascono queste multe “a sorpresa”
Molti si chiedono da dove arrivino queste richieste e come possano essere così onerose. La risposta sta in due sigle poco conosciute ma decisive per chiunque faccia locazioni turistiche: CIR e CIN.
Dietro queste abbreviazioni si nasconde un sistema di identificazione obbligatorio per tutte le strutture ricettive e gli affitti brevi, nato per contrastare l’ospitalità irregolare e monitorare il settore. Non averli, o non esporli correttamente, equivale a un’infrazione diretta.
CIR e CIN: cosa sono e perché sono obbligatori
Il CIR (Codice Identificativo Regionale) è un codice alfanumerico adottato da quasi tutte le regioni per identificare in modo univoco le strutture ricettive e gli immobili in locazione breve. Si ottiene tramite procedure che variano da regione a regione, e spesso richiede la registrazione presso il comune, la conformità dell’immobile alle norme di sicurezza e, in certi casi, una PEC per lo scambio di documenti ufficiali.
Il CIN (Codice Identificativo Nazionale) invece uniforma l’identificazione a livello nazionale. Dal 1° gennaio 2025, sarà obbligatorio esporlo all’esterno dell’immobile e in ogni annuncio. Si richiede online, sul portale del Ministero del Turismo, e viene rilasciato dopo aver inserito dati catastali e certificazioni di sicurezza.
Le sanzioni per chi non è in regola possono arrivare fino a 8.000 euro, e non fanno distinzione tra chi gestisce decine di appartamenti e chi affitta una stanza per pochi giorni all’anno. Per questo, chi opera nel settore deve assicurarsi di avere entrambi i codici e rispettare le procedure, evitando di ricevere una di quelle famose lettere verdi che rovinano le vacanze.