Collassato il più grande mobilificio italiano: serrande sbarrate, chiude per sempre | Clienti col veleno negli occhi

lavoro (pexels) - cataniaoggi

lavoro (pexels) - cataniaoggi

È la storia di un colosso dell’arredamento che da simbolo di successo è finito travolto da scandali e fallimenti.

Per anni i mobilifici italiani sono stati un punto di riferimento per chi cercava qualità, design e convenienza. Dalle grandi catene ai piccoli rivenditori, il settore dell’arredamento ha rappresentato uno dei motori dell’economia nazionale, capace di competere a livello internazionale.

Ma dietro le luci scintillanti delle campagne pubblicitarie, dietro le voci squillanti degli spot televisivi e le offerte da non perdere, si nascondeva una realtà molto diversa. Una realtà fatta di bilanci in rosso, contratti non rispettati e clienti lasciati senza merce nonostante i pagamenti già effettuati.

La situazione è esplosa all’inizio degli anni 2010, quando le prime filiali hanno abbassato le serrande con cartelli provvisori che annunciavano chiusure “per inventario”. Una formula che, all’epoca, sembrava indicare una pausa temporanea, ma che in realtà celava un disastro imminente.

La caduta di un gigante

Mentre i dipendenti attendevano stipendi arretrati e i fornitori non venivano saldati, centinaia di famiglie cominciavano a protestare, ritrovandosi senza i mobili ordinati e senza alcuna risposta ufficiale. Le prime inchieste giornalistiche hanno scoperchiato un vaso di Pandora: non si trattava solo di una crisi di settore, ma di qualcosa di molto più grave.

Le indagini hanno infatti portato a galla una rete di operazioni sospette, trasferimenti di denaro all’estero, società svuotate e persino la distruzione di documenti contabili. Una situazione che ha reso inevitabile l’intervento della magistratura.

lavoro (pexels) - cataniaoggi-3
lavoro (pexels) – cataniaoggi-3

Il caso Aiazzone e gli arresti eccellenti

Il nome che più di tutti è rimasto impresso nella memoria collettiva è quello di Aiazzone, storico marchio fondato a Biella da Mario Aiazzone e poi diretto dal figlio Giorgio. Dopo decenni di successi, nel 2010 arrivò il fallimento e, l’anno seguente, lo scandalo: filiali chiuse, consegne sospese e contratti non rispettati.

Nel marzo 2011 scoppiò il caso giudiziario: gli imprenditori Gian Mauro Borsano (ex presidente del Torino Calcio), Renato Semeraro e Giuseppe Gallo furono arrestati con accuse gravissime che andavano dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio. Con loro finirono sotto inchiesta anche consulenti e professionisti legati al gruppo, accusati di aver orchestrato un sistema di cessioni fittizie, società di comodo e milioni di euro sottratti al fisco.