UFFICIALE INPS – In pensione a 55 anni: la previdenza sociale regala a questi lavoratori 15 anni di contributi | Ecco le liste

pensione (pexels) - cataniaoggi

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Mentre molti lavoratori si preparano a restare in attività fino a 67 anni, c’è chi può smettere di lavorare oltre un decennio prima.

Nonostante i continui ritocchi all’età pensionabile e alle formule di uscita anticipata, nel nostro ordinamento esistono ancora percorsi previdenziali che consentono a determinati lavoratori di accedere al pensionamento ben prima del previsto. Alcuni di questi, poco noti al grande pubblico, rappresentano vere e proprie vie preferenziali, con requisiti molto specifici ma vantaggiosi.

Negli ultimi mesi, si è tornato a parlare con insistenza delle disparità tra le varie categorie di lavoratori, specialmente in ambito previdenziale. Tra le novità e i meccanismi ancora poco conosciuti, emergono le tutele riservate a chi si trova in condizioni di salute particolari, ma ha comunque versato anni di contributi. Un riconoscimento silenzioso ma fondamentale della dignità lavorativa di queste persone.

Mentre alcune misure, come Quota 103, Opzione Donna o l’Ape Sociale, sono diventate nomi noti, esistono altre vie che non hanno goduto della stessa notorietà, ma che continuano a garantire uscite anticipate estremamente favorevoli. In particolare, una norma risalente agli anni Novanta — mai abrogata — consente ad alcuni cittadini di andare in pensione fino a 12 anni prima rispetto ai colleghi.

Esiste davvero la pensione a 55 anni?

Sì, ma non per tutti. È una possibilità che riguarda solo specifiche categorie di lavoratori che rientrano in determinate condizioni sanitarie, stabilite dalla normativa vigente. Un’opportunità che, sebbene poco pubblicizzata, è attiva e riconosciuta giuridicamente.

A disciplinare questa forma di pensionamento anticipato è il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, che all’articolo 1, comma 8, apre la strada alla pensione di vecchiaia anticipata per i lavoratori con invalidità civile pari o superiore all’80%. In questi casi, le donne possono andare in pensione già a 55 anni, mentre gli uomini a 60. Un vantaggio considerevole, se si pensa che l’età pensionabile ordinaria oggi è fissata a 67 anni.

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Tutte le eccezioni che pochi conoscono

A chiarire ulteriormente questa possibilità è intervenuta la Corte di Cassazione con la sentenza n. 13495/2003, che ha ribadito come tale diritto spetti anche alle persone affette da sordità prelinguale, sottolineando che l’invalidità rilevante è quella civile, così come definita dal Decreto del Ministero della Sanità del 5 febbraio 1992.

Ma le eccezioni non si fermano qui: per i lavoratori non vedenti, il trattamento è ancora più favorevole. In base alla Legge 218/1952, confermata dallo stesso Decreto Legislativo 503/1992, il requisito anagrafico è addirittura più basso: 50 anni per le donne e 55 per gli uomini. Un meccanismo che rappresenta un importante strumento di tutela per chi ha lavorato affrontando disabilità significative.