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Lavoro in ufficio (cataniaoggi.it-pexels)
Lavoro da remoto contro lavoro in ufficio, il dibattito sulla produttività e quanto ci rimettono i lavoratori, non avranno più aumenti
Il dibattito sulla maggiore produttività lavorativa a casa o in ufficio è più acceso che mai, soprattutto ora che molte aziende cercano di riportare i dipendenti in sede dopo anni di lavoro da remoto. Secondo alcuni esperti, il confronto tra le due modalità non riguarda soltanto la performance, ma anche la visibilità dei lavoratori agli occhi dei manager e le opportunità di crescita professionale.
Un recente studio evidenzia che il telelavoro migliora produttività e benessere dei dipendenti. Analizzando i dati di un milione di persone in Europa, i ricercatori hanno riscontrato un aumento del rendimento individuale e una riduzione dello stress. Tuttavia, emerge anche un lato negativo: chi lavora lontano dall’ufficio o dalla sede centrale percepisce minori possibilità di avanzamento, non per risultati inferiori, ma perché è meno visibile ai superiori.
Un terzo dei lavoratori europei dichiara di temere che il distanziamento sociale possa penalizzare la propria carriera. Molti, in particolare i giovani professionisti, scelgono di tornare in ufficio per non perdere opportunità di crescita. Nonostante ciò, numerosi dipendenti esprimono il desiderio di vivere lontano dai centri cittadini, più vicino alla famiglia o in ambienti con costi abitativi più accessibili.
Secondo lo studio di Deel, i lavoratori sono disposti a gestire orari non standard o addirittura trasferirsi in un altro Paese se ciò significa una migliore qualità della vita. L’analisi evidenzia che il lavoro remoto permette di conciliare vita professionale e personale, ridurre lo stress legato agli spostamenti quotidiani e vivere in ambienti più a contatto con la natura.
Il rischio della “visibilità”
Nonostante i benefici del lavoro da remoto, molte aziende premiano i dipendenti presenti fisicamente in ufficio. Le conversazioni informali e la vicinanza ai manager diventano opportunità di avanzamento, creando una disparità tra chi lavora da casa e chi si trova in sede. Alcuni casi aziendali, come quello di Dell, hanno persino stabilito che chi non torna in ufficio rischia di perdere possibilità di promozione.
Molti manager continuano a favorire assunzioni e promozioni in base alla prossimità geografica, spesso per una necessità percepita di controllo. Quasi due terzi dei capi preferirebbero assumere personale entro il proprio fuso orario, mentre oltre la metà ammette che questo approccio limita la capacità di trovare talenti qualificati, evidenziando una contraddizione tra esigenze di gestione e realtà del mercato del lavoro.
Ripensare il modello tradizionale
Gli esperti sottolineano che le aziende che presuppongono la presenza costante in ufficio rischiano di fraintendere la forza lavoro e limitare il proprio potenziale. Con l’espansione del lavoro remoto e ibrido, è necessaria una revisione delle tradizionali dinamiche di prossimità e visibilità, oltre a un approccio più inclusivo nelle assunzioni e nella cultura aziendale.
Il desiderio dei dipendenti di allontanarsi dai centri urbani e vivere più vicino alla famiglia o in ambienti più economici si scontra con la volontà dei manager di mantenere il controllo. Trovare un equilibrio tra flessibilità lavorativa e opportunità di crescita è fondamentale per garantire benessere, attrarre talenti e migliorare la produttività, senza penalizzare chi sceglie modalità di lavoro più flessibili.