UFFICIALE CDS – Da oggi è reato, ti fermi in mezzo alla strada e ti arrestano: 30 giorni di carcere e 300€ di multa | Il nuovo DL Sicurezza
Blocco stradale - (cataniaoggi.it-video)
Nuove pene per chi blocca il traffico, manifestare può costare caro: da illecito amministrativo diventa reato penale
Dal 5 giugno 2025, l’Italia ha introdotto una nuova stretta sulle proteste che coinvolgono il blocco fisico della circolazione. Con l’approvazione definitiva del Decreto Sicurezza, convertito in legge, fermare il traffico sedendosi o sdraiandosi su una strada o una ferrovia diventa un reato punibile con il carcere. Anche le manifestazioni pacifiche e non violente, se condotte in questo modo, sono ora oggetto di sanzione penale.
Prima della riforma, questi atti erano sanzionati solo amministrativamente, con multe che potevano arrivare fino a 4.000 euro. Erano previste dal cosiddetto “Decreto Salvini” del 2018 e non comportavano conseguenze penali. Proteste come quelle degli attivisti ambientali di “Ultima Generazione” erano quindi perseguite con sanzioni economiche, ma senza rischi di arresto. Con il nuovo impianto normativo, il cambio di rotta è netto: chi blocca la circolazione rischia ora fino a 30 giorni di carcere, pena che può salire a due anni se l’azione è collettiva.
La misura ha immediatamente acceso il dibattito politico e civile. Il governo ha presentato la norma come uno strumento necessario per garantire l’ordine pubblico e tutelare l’operato delle forze dell’ordine. Le opposizioni, invece, parlano di deriva autoritaria e di compressione del diritto al dissenso. Fa discutere in particolare la punibilità della resistenza passiva non violenta, cioè l’atto di frapporre il proprio corpo senza usare forza o violenza.
La Costituzione italiana, all’articolo 17, tutela il diritto dei cittadini di riunirsi pacificamente e senz’armi, prevedendo la possibilità di vietare tali riunioni solo per motivi comprovati di sicurezza. Questa tutela non è assoluta, ma le limitazioni devono rispettare i principi di proporzionalità e necessità. È proprio su questo piano che la nuova norma solleva dubbi: colpire con il carcere chi esercita un diritto costituzionale in modo non violento può rappresentare un’eccessiva compressione delle libertà civili.
Il rischio di una repressione sproporzionata
Secondo numerosi giuristi e osservatori, l’introduzione di pene detentive per azioni simboliche e pacifiche rischia di compromettere il principio di proporzionalità sancito dalla giurisprudenza costituzionale e dalle convenzioni internazionali sui diritti umani. Si passa da un approccio sanzionatorio amministrativo a uno punitivo penale, in un contesto in cui non vi sono comportamenti violenti o lesivi per le persone.
Le nuove disposizioni sembrano rivolgersi in particolare a movimenti di protesta ecologista, come quelli che hanno ostacolato la realizzazione di grandi opere o bloccato il traffico per sensibilizzare l’opinione pubblica. La norma rappresenta quindi un chiaro messaggio dissuasivo, che potrebbe avere un effetto raffreddante sulla libertà di manifestazione, soprattutto quando il dissenso si esprime in forme non convenzionali ma pacifiche.
Focus sulle infrastrutture strategiche
Il decreto prevede anche aggravanti specifiche per chi contesta la realizzazione di opere pubbliche strategiche. In questi casi, se vengono rivolte minacce o intimidazioni ai pubblici ufficiali coinvolti nei lavori, le pene saranno più severe. Le proteste contro cantieri come il Ponte sullo Stretto o le linee ferroviarie ad alta velocità rientrano tra gli obiettivi espliciti della nuova normativa.
Con la sua entrata in vigore, il nuovo Decreto Sicurezza trasforma profondamente il panorama del diritto alla protesta in Italia. Se da un lato lo Stato afferma di voler tutelare l’ordine e la sicurezza, dall’altro il rischio è quello di mettere sotto accusa chi esercita il dissenso civile. La questione resta aperta, e nei prossimi mesi saranno probabilmente i tribunali, e forse anche la Corte Costituzionale, a dover valutare se il bilanciamento tra sicurezza e libertà sia stato rispettato.