Ministero della Salute, UFFICIALE: pubblicata la lista degli alimenti proibiti | Chi va in vacanza non potrà portarne nemmeno uno, ti multano e li sequestrano

Panino al formaggio (cataniaoggi.it-pexels)

Torna la febbre aftosa in Europa, preoccupazioni per allevatori e governi: Un virus temuto e altamente contagioso

La febbre aftosa, o afta epizootica, è tornata a far parlare di sé in Europa dopo anni di relativo silenzio. A preoccupare è l’ultima ondata di focolai segnalati nel 2025, con casi confermati in Germania, Ungheria e Slovacchia. Proprio la Slovacchia ha notificato il 21 marzo l’ennesimo episodio di infezione in allevamenti vicini al confine ungherese, dove il virus si è rivelato identico a quello già isolato poche settimane prima. L’origine e la diffusione della malattia stanno attirando l’attenzione delle autorità veterinarie europee, in allerta per evitare una nuova crisi sanitaria zootecnica.

La febbre aftosa è causata da un virus del genere Aphtovirus, appartenente alla famiglia delle Picornaviridae. Si tratta di una delle malattie più temute per ruminanti e suini, in quanto si diffonde con estrema rapidità attraverso saliva, secrezioni, urina e latte infetto. Può anche essere trasportata dal vento o trasmessa indirettamente tramite attrezzi, indumenti e mezzi contaminati. L’infezione provoca febbre e lesioni ulcerose in bocca e sugli zoccoli, compromettendo gravemente la salute degli animali e causando la morte in una piccola percentuale dei casi.

In risposta alla diffusione del virus, il governo britannico ha imposto un divieto severo all’importazione di carni, latticini e salumi da tutti i Paesi dell’Unione Europea. Il Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali (Defra) ha chiarito che il divieto si applica anche a prodotti confezionati e a cibi acquistati nei duty free. L’intenzione è quella di proteggere il patrimonio zootecnico del Regno Unito, già colpito duramente nel 2001 da un’epidemia che costò la vita a oltre sei milioni di animali e danni economici superiori a 8 miliardi di sterline.

Nonostante nel Regno Unito non siano stati segnalati casi di febbre aftosa, le autorità hanno deciso di muoversi preventivamente, memori dell’esperienza passata. I viaggiatori che tenteranno di introdurre nel Paese carne o latticini proibiti rischiano una sanzione fino a 5.000 sterline. I prodotti vietati verranno sequestrati e distrutti immediatamente, senza possibilità di rimborso o appello. La misura non si applica ai viaggiatori provenienti da Irlanda del Nord, Jersey, Guernsey o Isola di Man.

La malattia non è pericolosa per l’uomo, ma l’uomo può trasmetterla

A differenza di altre zoonosi, la febbre aftosa non rappresenta una minaccia significativa per la salute umana. In rari casi documentati, le persone esposte ad animali infetti hanno sviluppato afte localizzate, ma sempre in forma lieve e transitoria. Tuttavia, l’uomo può agire da vettore passivo del virus, favorendone la diffusione tra animali attraverso il contatto diretto o indiretto. Questo rende fondamentale il rispetto delle misure di biosicurezza, anche per i semplici visitatori di aziende agricole.

Il timore di un’espansione a catena dei focolai ha portato l’Unione Europea a rafforzare i controlli veterinari nelle aree a rischio. In particolare, l’attenzione è rivolta alle regioni di confine e agli allevamenti non intensivi, spesso più vulnerabili alla trasmissione. Le autorità locali dei Paesi colpiti stanno attuando piani di contenimento con isolamento dei focolai, abbattimento preventivo degli animali infetti e blocco delle movimentazioni.

Mucche (cataniaoggi.it-pexels)

Il precedente italiano e le misure di prevenzione

In Italia, l’ultima grande epidemia risale al 1993, probabilmente causata dall’introduzione di bovini infetti provenienti dalla Croazia. Da allora, il nostro Paese ha mantenuto rigide misure sanitarie per prevenire nuovi ingressi del virus. Il Ministero della Salute raccomanda l’adozione di piani di sorveglianza attiva e passiva, oltre alla tempestiva segnalazione di sintomi sospetti. Le autorità sanitarie nazionali collaborano con quelle europee per monitorare l’evoluzione della situazione.

La febbre aftosa, pur non essendo una malattia nuova, torna a ricordare quanto fragile sia il sistema zootecnico di fronte a patogeni altamente contagiosi. Se l’emergenza sarà contenuta dipenderà dalla rapidità e dall’efficacia con cui le istituzioni sapranno intervenire, ma anche dalla collaborazione degli operatori agricoli, dei viaggiatori e dei cittadini. La trasparenza nella gestione dei casi e la chiarezza nelle comunicazioni saranno decisive per evitare panico e salvaguardare la sicurezza alimentare europea.