Disastro INPS, “Ridateci 10.000€, abbiamo sbagliato i conti”: hai 30 giorni da oggi per restituire il bonus

Asilo nido (cataniaoggi.it-pexels)

Il caso Bonus nido con le famiglie costrette a restituire migliaia di euro le motivazioni e le contestazioni dell’Inps

Un piccolo comune della provincia di Salerno, Altavilla Silentina, è diventato il simbolo di un nuovo corto circuito amministrativo che rischia di scatenare un’ondata di disagio sociale in tutta Italia. Decine di famiglie si sono viste recapitare dall’Inps una richiesta di rimborso relativa al Bonus asilo nido percepito negli scorsi anni. In alcuni casi, si tratta di somme superiori ai 10.000 euro, da restituire entro trenta giorni dalla notifica. Una situazione che sta generando forte preoccupazione, con famiglie che ora si organizzano per reagire collettivamente.

Il Bonus nido, previsto dalla legge n. 232 del 2016, è una misura di sostegno alla genitorialità che prevede l’erogazione di un contributo economico per la frequenza di asili nido pubblici o privati autorizzati, o per l’assistenza domiciliare in presenza di gravi patologie croniche. L’Inps ha motivato la richiesta di restituzione dei fondi parlando di “indebita percezione”, derivata da errori o irregolarità nella documentazione, oppure nella scelta delle strutture scolastiche. In particolare, l’ente contesta il ricorso ad asili non riconosciuti o non convenzionati con il sistema pubblico.

Molti genitori coinvolti, come racconta Sky TG24, si dicono sconcertati dalla richiesta. È il caso di Piera Acito, una mamma lavoratrice alla quale è stato chiesto di restituire 1.800 euro, pur avendo – a suo dire – seguito tutte le procedure correttamente. Le famiglie sottolineano di aver agito in buona fede, compilando la domanda secondo le indicazioni ufficiali e allegando la documentazione richiesta. Ora, però, si trovano a fronteggiare una richiesta economica difficile da sostenere, che rischia di mettere in crisi l’equilibrio finanziario di molti nuclei familiari.

Il punto critico è la mancanza di responsabilità diretta da parte delle famiglie. Nessuno, infatti, avrebbe consapevolmente frodato lo Stato, ma l’Inps continua a insistere sulla restituzione delle somme. Di fronte a questa situazione, si fa largo l’ipotesi di una class action per far valere il principio di buona fede e sollecitare un intervento correttivo. Le famiglie chiedono una moratoria immediata delle richieste di rimborso e l’apertura di un tavolo tecnico-giuridico per chiarire le reali responsabilità.

Requisiti e funzionamento del Bonus asilo nido 2025

Il Bonus nido 2025 resta confermato come misura di sostegno alla natalità e al lavoro femminile. È rivolto ai genitori di bambini sotto i tre anni iscritti ad asili autorizzati o bisognosi di assistenza domiciliare per gravi malattie. L’importo del contributo varia da 1.500 a 3.600 euro l’anno, in funzione dell’Isee e della data di nascita del minore. In mancanza di un Isee valido, viene erogato l’importo minimo. Tuttavia, il caso di Salerno mostra come anche una misura apparentemente semplice possa creare confusione e danni.

Per i bambini nati dall’1 gennaio 2024, il contributo massimo è di 3.600 euro per Isee sotto i 40.000 euro, suddivisi in undici rate mensili. Se l’Isee è assente o superiore a tale soglia, l’importo cala a 1.500 euro. Per i nati prima del 2024, la soglia massima è di 3.000 euro con Isee inferiore a 25.000,99 euro, 2.500 euro per Isee tra 25.001 e 40.000, e ancora 1.500 euro per Isee oltre tale soglia o non valido.

INPS (cataniaoggi.it-pexels)

Un boomerang economico per chi sperava in un aiuto

Quello che doveva essere un sostegno concreto per i genitori si è trasformato per molti in un incubo. Invece di contribuire alla serenità delle famiglie, il Bonus nido rischia di diventare un boomerang finanziario. L’assenza di comunicazioni chiare, la mancata vigilanza preventiva e l’improvvisa richiesta di rimborsi aggravano il senso di sfiducia nelle istituzioni.

Il caso di Altavilla Silentina potrebbe rivelarsi solo il primo di una serie. Senza un intervento urgente e coordinato, altre famiglie in Italia potrebbero ricevere richieste simili. La vicenda mostra quanto sia urgente riformare i meccanismi di controllo preventivo delle domande e garantire trasparenza nell’amministrazione delle misure di welfare. La speranza è che il principio di buon senso prevalga e si trovi una soluzione equa per tutte le parti coinvolte.