Animali domestici, il decreto li vieta tutti: se li tieni in casa devi pagare la nuova tassa al condominio

Animali domestici - (cataniaoggi.it-pexels)

Animali domestici - (cataniaoggi.it-pexels)

Gatti liberi in condominio: attenzione ai rischi legali. Se il gatto è tuo e combina guai devi ripagare tutto

La libertà di movimento degli animali domestici all’interno di un condominio può trasformarsi in un vero e proprio problema giuridico, con risvolti economici anche significativi. A confermarlo è la recente sentenza n. 33 del 12 aprile 2025 del tribunale di Pescara, che ha ribadito la responsabilità oggettiva del proprietario nei confronti dei danni arrecati dall’animale. Nel caso specifico, una donna è stata condannata al risarcimento di 1.500 euro per i danni causati dai suoi gatti a una vicina di casa.

Il giudice ha accertato che i gatti della convenuta, lasciati liberi di circolare senza alcun controllo, si introducevano frequentemente sul terrazzo della vicina, provocando danni materiali e disagi personali. Escrementi, urina e danneggiamento delle piante erano solo alcune delle problematiche lamentate dalla ricorrente. Il problema era reso ancor più grave dalla sua condizione di salute: affetta da asma bronchiale, la presenza dei gatti e i cattivi odori incidevano direttamente sulla sua qualità di vita.

Nonostante i ripetuti solleciti verbali e le richieste di intervento rivolte alla proprietaria degli animali, nessuna misura concreta è stata adottata per impedire la continua intrusione dei felini nella proprietà altrui. Questo comportamento omissivo ha avuto un peso rilevante nella valutazione del giudice, che ha sottolineato come la mancata vigilanza costituisca una violazione dei doveri imposti dalla legge.

La normativa condominiale, nella sua formulazione attuale, non vieta il possesso di animali domestici, come previsto dalla legge n. 220 del 2012. Tuttavia, tale diritto non implica automaticamente la libertà di movimento degli animali nelle parti comuni o, peggio, nelle proprietà private di altri condomini. È quindi essenziale distinguere tra la detenzione dell’animale e il suo comportamento all’interno del contesto condominiale.

La responsabilità secondo il codice civile

Il punto di riferimento giuridico della vicenda è l’articolo 2052 del codice civile, che stabilisce la responsabilità oggettiva del proprietario di un animale per i danni da esso causati. Il principio afferma che il proprietario risponde sempre, salvo che riesca a dimostrare il verificarsi di un evento eccezionale, estraneo alla propria volontà, che abbia interrotto il nesso causale tra il comportamento dell’animale e il danno.

Nel caso in esame, il giudice ha rilevato la totale assenza di misure di contenimento o controllo da parte della convenuta. Né barriere, né reti, né strategie di dissuasione sono state adottate per impedire ai gatti di accedere alla proprietà della ricorrente. Questo comportamento è stato valutato come indice di negligenza, aggravando ulteriormente la posizione della proprietaria degli animali.

Animali domestici - (cataniaoggi.it-pexels)
Animali domestici – (cataniaoggi.it-pexels)

Le prove a sostegno della domanda

Fondamentale ai fini della decisione è stata la prova fornita dalla parte ricorrente, che ha documentato in modo puntuale e dettagliato i danni subiti, avvalendosi anche di testimonianze. Al contrario, la proprietaria dei gatti non ha prodotto alcun elemento idoneo a dimostrare il proprio impegno nel controllo degli animali. L’assenza di prove difensive ha facilitato la condanna al risarcimento.

Questa pronuncia giudiziaria rappresenta un importante monito per tutti i proprietari di animali domestici che vivono in contesti condominiali. Se è vero che il possesso dell’animale è tutelato dalla legge, è altrettanto vero che esso comporta una serie di responsabilità, tra cui quella del controllo attivo sul comportamento dell’animale. Ignorare queste responsabilità può portare a conseguenze legali e risarcitorie di rilievo.