Allerta Ministero della salute, modifica urgente a tutti i frigoriferi: obbligatorio il nuovo dispositivo da 3€ | Per due spicci risparmia una notte in ospedale

Cibo in frigorigero - (cataniaoggi.it-pexels)
Frigoriferi troppo caldi: un problema ignorato dai produttori, ma c’è un metodo per verificare che il cibo sia al sicuro
I frigoriferi domestici presenti nelle case italiane spesso non raffreddano come dovrebbero, mettendo a rischio la conservazione degli alimenti. Nonostante il costo degli elettrodomestici si aggiri attorno ai 300-400 euro, le aziende produttrici non includono un semplice accessorio come un termometro per misurare la temperatura interna. La mancanza appare ingiustificabile, considerato che basterebbero pochi euro per dotare ogni frigorifero di un rilevatore utile alla sicurezza alimentare.
La situazione è allarmante: secondo rilevazioni effettuate, la temperatura media interna dei frigoriferi italiani è di 7,4°C. Questo valore è ben al di sopra dei 4-5°C raccomandati per la corretta conservazione degli alimenti freschi. Ancora più grave è che oltre il 30% degli apparecchi analizzati superava questa media, con alcuni che registravano temperature addirittura oltre i 12°C. La mancanza di consapevolezza da parte dei consumatori amplifica il problema.
Molti utenti si affidano alla manopola del termostato interno, ignorando che essa non indica una temperatura specifica ma solo un’intensità di raffreddamento. In pratica, girare la manopola non garantisce che il frigorifero raggiunga la temperatura necessaria. Questo porta a una gestione approssimativa dell’elettrodomestico, con conseguenze dirette sulla qualità e la sicurezza degli alimenti conservati.
Il Regolamento europeo 1060/2010 richiede che la temperatura media nei frigoriferi non superi i 5°C, ma non impone la presenza di un termometro. In assenza di un obbligo normativo, le aziende non sentono il dovere di intervenire, trascurando un aspetto fondamentale per la tutela della salute pubblica. La conformità alla legge non dovrebbe escludere l’adozione di misure di buon senso.
Il paradosso della filiera alimentare
Tutta la filiera alimentare è impegnata nel mantenere la catena del freddo, ma questo sforzo rischia di essere vanificato all’ultimo anello: il frigorifero domestico. Se il cibo viene conservato a una temperatura errata, la data di scadenza indicata in etichetta perde di validità. Questo significa che prodotti apparentemente “in regola” possono deteriorarsi ben prima del previsto.
Nonostante le ripetute richieste de “Il Fatto Alimentare”, i principali marchi come Bosch, Siemens, Candy, Whirlpool e Samsung non hanno fornito risposte convincenti. L’unica dichiarazione ufficiale giunta da Bosch chiarisce che la scelta è puramente commerciale e non incide sulla qualità del prodotto. Tuttavia, questo non spiega perché un semplice termometro, utile per verificare l’effettivo funzionamento dell’elettrodomestico, venga sistematicamente escluso.
L’eccezione Ikea: la sicurezza alimentare a rischio
Una voce fuori dal coro è quella di Ikea, che in alcune istruzioni tecniche consiglia di usare un termometro per identificare la zona più fredda del frigorifero. In alcuni Paesi, addirittura, fornisce il dispositivo come accessorio obbligatorio. In Italia però questo approccio non viene adottato, lasciando i consumatori senza strumenti di controllo.
Ignorare la temperatura interna del frigorifero equivale a ignorare la sicurezza degli alimenti. Latte, carne, pesce e formaggi freschi richiedono condizioni specifiche per essere conservati correttamente. La disattenzione delle aziende produttrici, unita alla mancanza di consapevolezza da parte dei consumatori, espone tutti a rischi evitabili. Forse è giunto il momento che il legislatore intervenga dove il mercato ha fallito.