Alzheimer, la nota ufficiale del Ministero lascia di sasso: “non guardate la luce diretta di questi lampioni” | Da vecchi spappola il cervello
Alzheimer - (cataniaoggi.it-pexels)
L’inquinamento luminoso notturno potrebbe aumentare il rischio di Alzheimer: uno studio statunitense lancia l’allarme
Un recente studio pubblicato su Frontiers in Neuroscience ha identificato una correlazione significativa tra l’esposizione alla luce artificiale notturna e la prevalenza della malattia di Alzheimer negli Stati Uniti. I ricercatori hanno scoperto che le regioni con livelli più alti di inquinamento luminoso presentano anche un’incidenza maggiore di Alzheimer, con un impatto particolarmente evidente tra i soggetti sotto i 65 anni, tradizionalmente meno associati a questa malattia neurodegenerativa.
La malattia di Alzheimer è una patologia progressiva che colpisce la memoria e le funzioni cognitive, con tassi in costante aumento a livello globale. Parallelamente, oltre l’80% della popolazione mondiale è esposta a livelli significativi di luce artificiale notturna. Lo studio ha cercato di capire se questi due fenomeni moderni possano essere collegati, considerando che la luce notturna può alterare il ritmo circadiano, un elemento chiave nella regolazione del sonno.
La vita urbana moderna è ormai caratterizzata da un’esposizione costante alla luce artificiale, dalle insegne luminose allo schermo degli smartphone. Tuttavia, sempre più evidenze scientifiche suggeriscono che questa esposizione, soprattutto durante la notte, disturba i ritmi circadiani e può contribuire a una serie di problemi di salute, tra cui obesità, depressione, malattie cardiovascolari e disturbi del sonno. Poiché proprio i disturbi del sonno sono considerati un fattore di rischio per l’Alzheimer, gli studiosi hanno voluto approfondire questo possibile legame.
I ricercatori hanno analizzato dati raccolti tra il 2012 e il 2018, confrontando i livelli di luce artificiale notturna rilevati da immagini satellitari con i tassi di prevalenza dell’Alzheimer riportati nei registri Medicare. L’indagine ha incluso una valutazione a livello sia statale che di singola contea, consentendo un’analisi dettagliata dell’impatto dell’inquinamento luminoso anche tra aree urbane e rurali.
Un’associazione significativa, anche tra i più giovani
I risultati hanno evidenziato che le aree con livelli più elevati di luce artificiale notturna presentano tassi di Alzheimer significativamente più alti. Sorprendentemente, questo legame è apparso particolarmente marcato tra i soggetti al di sotto dei 65 anni. Secondo la coordinatrice dello studio, la professoressa Robin Voigt-Zuwala del Rush University Medical Center, questa fascia d’età potrebbe essere più vulnerabile agli effetti della luce artificiale, forse a causa di particolari predisposizioni genetiche o di uno stile di vita più urbano e notturno.
Anche controllando altri fattori di rischio noti, come diabete, obesità e problemi cardiovascolari, la correlazione tra luce artificiale e Alzheimer è rimasta forte. In alcuni casi, il legame con l’inquinamento luminoso è risultato addirittura più rilevante rispetto ad altri fattori come insufficienza renale o depressione, anche se patologie come fibrillazione atriale e diabete si sono dimostrate ancora più influenti.
Limiti e spunti per future ricerche
Gli autori dello studio hanno sottolineato alcuni limiti. Non è stato possibile includere dati sull’esposizione alla luce interna, come quella emessa dagli schermi elettronici, né analizzare dati provenienti da soggetti al di fuori del sistema Medicare. Inoltre, la ricerca ha valutato la prevalenza e non l’incidenza della malattia, limitando la possibilità di determinare una relazione causa-effetto.
Nonostante le limitazioni, i risultati offrono nuove prospettive sulla prevenzione dell’Alzheimer. Interventi semplici come l’uso di tende oscuranti o mascherine per gli occhi durante il sonno potrebbero contribuire a proteggere il cervello. In un contesto di crescente urbanizzazione e illuminazione notturna, la consapevolezza del rischio potenziale rappresenta un passo importante verso stili di vita più sani e rispettosi dei ritmi biologici naturali.