Catania, l’autunno del lavoro: tra precarietà, mafia e speranze di rilancio
Carmelo De Caudo, segretario generale della Cgil di Catania
La città etnea affronta una stagione decisiva: precarietà diffusa, vertenze industriali aperte, crisi sociale e mafiosa, ma anche segnali di mobilitazione e proposte per cambiare rotta.
CATANIA – L’autunno che si apre a Catania porta con sé più incognite che certezze. La città, segnata da decenni di precarietà, disoccupazione ed emigrazione giovanile, appare oggi in bilico tra il rischio di un ulteriore arretramento e la possibilità di una svolta. A dirlo, senza giri di parole, è Carmelo De Caudo, segretario generale della Cgil di Catania. “Il quadro è complesso – spiega –. I nostri giovani continuano a partire, stanchi di aspettare opportunità che non arrivano. Ma noi non ci arrendiamo: crediamo che ci sia ancora molto da fare, tutti insieme. L’amministrazione comunale deve comprendere che lavorare in sinergia non è un’opzione: è una necessità vitale per la città”.
Catania convive con sporcizia, rifiuti mal gestiti, risse giovanili e sparatorie notturne che segnalano un nuovo equilibrio instabile tra clan mafiosi. “La città non è fuori controllo – precisa De Caudo –. Forze dell’ordine e magistratura lavorano con coraggio e sacrificio. Ma le troppe armi in circolazione e il dilagare della droga, su cui la mafia investe milioni di euro ogni giorno, stanno lacerando il tessuto sociale. Non possiamo limitarci a rincorrere l’emergenza, dobbiamo andare alla radice del problema”.
PUG e periferie dimenticate
Il nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) divide e preoccupa. “È una questione più politica che tecnica e come tale non possiamo accettare un piano che favorisce speculazioni e dimentica quartieri come Librino, Nesima, Monte Po. Vogliamo una città dei 15 minuti, con case, trasporti, spazi verdi, lavoro e cultura”. La proposta della Cgil è chiara: istituire un Osservatorio sociale sul PUG per partecipare davvero, portando proposte concrete e non solo commenti all’amministrazione comunale.
Zona industriale e vertenze aperte
La zona industriale di Catania rappresenta una ferita aperta. Le imprese denunciano mancanza d’acqua, blackout estivi, allagamenti frequenti, strade dissestate, furti e vandalismi. “Così si scoraggiano gli investimenti e si condanna il lavoro”, avverte De Caudo. La Regione ha annunciato un investimento da 100 milioni di euro, di cui 50 destinati a Catania per la riqualificazione della viabilità industriale. Ma i sindacati chiedono garanzie: “Non basta annunciare fondi. Serve un cronoprogramma certo, una cabina di regia interistituzionale e la volontà politica di non disperdere risorse”.
La vertenza STMicroelectronics si è chiusa con il ritiro degli esuberi, ma la sfida non è finita. “Ora serve un piano industriale chiaro, capace di guardare all’espansione e non al ridimensionamento – afferma De Caudo –. Non è solo la sopravvivenza del sito di Catania a essere in gioco, ma quella dell’intera filiera nazionale”.
Situazione complessa anche per la Gigafactory 3SUN, tra stop produttivi e difficoltà di mercato, e per Mics S.r.l., messa in liquidazione il 15 settembre, con quasi 200 famiglie coinvolte. “Non accetteremo licenziamenti mascherati o operazioni opache – aggiunge De Caudo –. Pretendiamo il pagamento immediato delle spettanze e il blocco dell’operazione”.
Sicurezza sul lavoro e trasporto pubblico
Secondo Inail, a Catania nel 2025 si sono registrati 13 infortuni mortali. “Ogni vita spezzata sul lavoro è una sconfitta collettiva – ricorda De Caudo –. La sicurezza non è un costo, ma un diritto. Pretendiamo controlli più severi, formazione e responsabilità condivise”.
Allarme anche per la sicurezza nel trasporto pubblico, con aggressioni agli autisti AMTS in aumento: “Un lavoratore non può essere lasciato solo – denuncia –. Servono più controlli, videosorveglianza efficiente, campagne di sensibilizzazione”.
Una sfida culturale e sociale
La Cgil vuole stringere alleanze con scuole, centri culturali, terzo settore, movimenti per la casa, migranti e donne. “La precarietà, la sicurezza sul lavoro, la cittadinanza non sono battaglie stagionali”. Un ragazzo su quattro abbandona la scuola prima del diploma: “L’istruzione è la base della democrazia e dello sviluppo – afferma De Caudo –. Serve investire in strutture moderne, università pubblica e formazione professionale”.
Dalla vertenza lavoro alla solidarietà internazionale
La Cgil catanese sostiene con forza la Global Flotilla per la Palestina: “L’adesione massiccia allo sciopero del 3 ottobre dimostra che c’è un legame tra pace, lavoro e diritti. Come ha detto Maurizio Landini, senza pace non può esserci lavoro e neppure i diritti di base. E noi siamo già in un’economia di guerra”.
Il bilancio che traccia De Caudo è duro ma non rassegnato. “Non ci arrendiamo al pessimismo – conclude –. Catania ha bisogno di lavoro, diritti e sicurezza. Ma nulla si risolve senza partecipazione e responsabilità condivise. Se istituzioni, imprese e cittadini sceglieranno di camminare insieme, questa città potrà rinascere”.