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Immagine-Gomme-su-strada (NISCAR) cataniaoggi
Incidenti in aumento, strade pericolose e responsabilità confuse. Ma ora arriva un aiuto concreto per i cittadini.
Negli ultimi mesi, i numeri parlano chiaro: gli incidenti stradali in Italia continuano ad aumentare. A pesare non sono soltanto l’alta velocità o le distrazioni alla guida. Sempre più spesso, a causare sinistri anche gravi, sono fattori esterni: condizioni climatiche avverse, segnaletica insufficiente, manutenzione assente. In un sistema viario sempre più stressato, ogni anomalia può diventare una trappola.
Secondo i dati ISTAT, quasi un incidente su cinque è dovuto a fattori legati al contesto esterno, piuttosto che alla condotta di guida. E questo vale soprattutto per chi si muove su due ruote, più esposto ai pericoli dell’asfalto.
Ma cosa succede quando a causare un incidente non è l’errore umano, bensì una buca non visibile o un dosso non segnalato?
In questi casi entra in gioco una responsabilità che spesso viene sottovalutata: quella dell’ente che ha in custodia la strada. Parliamo soprattutto dei Comuni, titolari della rete viaria urbana. Ed è qui che si aprono scenari giuridici complessi, che spesso finiscono in tribunale, dove i cittadini cercano giustizia per danni fisici o materiali subiti in strada.
Strade dissestate: cosa dice la legge
Gli incidenti dovuti a buche, dossi o asfalto sdrucciolevole non sono affatto rari. Anzi, rappresentano una voce crescente nelle richieste di risarcimento presentate ogni anno contro la pubblica amministrazione. E la Cassazione, ormai da tempo, ha fatto chiarezza su un punto: chi ha in custodia la strada ne risponde oggettivamente ai sensi dell’art. 2051 del codice civile.
Una recente ordinanza della Suprema Corte (n. 8450/2025) ha ribadito questo principio con forza. Due cittadini avevano fatto causa al Comune per un incidente provocato da un dosso non segnalato: uno dei due aveva riportato lesioni, l’altro danni al proprio motociclo. Dopo un primo grado favorevole, la Corte d’appello negava il risarcimento, attribuendo parte della colpa al guidatore. Ma la Cassazione ha ribaltato tutto. I giudici hanno ricordato che, quando si tratta di beni in custodia – come una strada comunale – non serve dimostrare che il pericolo fosse “insidioso” o imprevedibile. Basta dimostrare che è stato proprio quel difetto a causare il danno. Tutto il resto – compresa l’eventuale colpa del cittadino – spetta al Comune provarlo.
Responsabilità oggettiva: cosa cambia per i cittadini
Questa svolta giurisprudenziale è tutt’altro che teorica. Fino a pochi anni fa, ottenere un risarcimento per un danno da strada dissestata era quasi impossibile: serviva provare che la buca fosse nascosta, non visibile, non evitabile. Oggi, invece, la responsabilità è oggettiva: se una buca ti fa cadere, il Comune risponde, a meno che non dimostri che il danno è dipeso da altro.
Questo significa che l’onere della prova è più leggero per il danneggiato: basta dimostrare il nesso tra il difetto della strada e il danno subito. Non serve provare la colpa del Comune, né che si trattasse di un’insidia. Un cambio di passo che può fare la differenza in molti procedimenti civili. Le sentenze, parlano di veri e propri super risarcimenti da 200 euro per contrastare il fenomeno delle ruote scoppiate a causa delle buche. Una misura pensata per permettere ai cittadini – e in particolare ai lavoratori su strada – di sostituire regolarmente gli pneumatici senza spese qualora il danno sia causato dall’incuria.
Una volta effettuato l’acquisto presso uno degli esercizi convenzionati, è possibile richiedere il rimborso caricando scontrino e dati del veicolo. In tempi brevi – massimo 30 giorni – il rimborso viene erogato direttamente sul conto dell’automobilista.