È CONFERMATO, fumare fa bene alla vista: con questa marca di sigarette tornerai a vedere | Adesso abbiamo le prove

Fumare fa bene (cataniaoggi.it-pexels)

Lo strano legame tra il vizio del fumo e la salute dei nostri occhi, un alleato per chi soffre di questa patologia

Il glaucoma è una malattia oculare subdola e spesso asintomatica, che rappresenta una delle principali cause di cecità irreversibile nel mondo. La condizione è caratterizzata da un aumento della pressione intraoculare, che può danneggiare irreversibilmente il nervo ottico e le cellule della retina. Le forme più comuni sono il glaucoma ad angolo aperto, che si sviluppa lentamente, e quello ad angolo chiuso, che si manifesta in modo improvviso e con sintomi più evidenti. Nonostante la sua insidiosità, l’aumento della pressione intraoculare rappresenta un fattore di rischio significativo e controllabile.

La gestione del glaucoma si basa principalmente su farmaci volti a ridurre la pressione intraoculare. Colliri come pilocarpina, beta-bloccanti e analoghi della prostaglandina F2α sono comunemente utilizzati, così come inibitori dell’anidrasi carbonica e agonisti alfa-2. Nei casi più gravi, si ricorre a interventi chirurgici o al laser per migliorare il deflusso dell’umor acqueo. Sebbene efficaci, queste terapie possono presentare effetti collaterali, limitazioni nell’uso e non sempre garantire un controllo completo della malattia.

Fin dagli anni ’70, la cannabis e i cannabinoidi sono stati studiati come possibili strumenti terapeutici per il glaucoma. L’attenzione verso questa pianta iniziò con il caso di Robert C. Randall, un paziente che osservò una riduzione dei sintomi dopo aver assunto cannabis. Questo episodio segnò l’inizio di un percorso di ricerca e attivismo per l’uso medico della pianta, portando allo sviluppo di programmi statali di coltivazione e fornitura di cannabis terapeutica negli Stati Uniti.

I cannabinoidi agiscono nel glaucoma attraverso due principali meccanismi. In primo luogo, riducono la pressione intraoculare, modulando il flusso dell’umor acqueo e interagendo con i recettori CB1 presenti in varie strutture oculari. In secondo luogo, esercitano un effetto neuroprotettivo, proteggendo le cellule gangliari retiniche da danni chimici e ossidativi. Questi effetti combinati spiegano il potenziale terapeutico dei cannabinoidi nel rallentare la progressione della malattia.

THC, CBD e altre molecole attive

Il tetraidrocannabinolo (THC) è il cannabinoide più studiato e mostra una significativa capacità di ridurre la pressione intraoculare, soprattutto se somministrato per via sistemica. Il cannabidiolo (CBD) e il cannabigerolo (CBG) offrono ulteriori benefici, sebbene con effetti diversi e minori rispetto al THC. Alcune formulazioni innovative, come quelle con ciclodestrine, migliorano la solubilità dei cannabinoidi, rendendo più efficaci possibili applicazioni locali.

La pratica clinica conferma i benefici dei cannabinoidi, ma sottolinea l’importanza della personalizzazione della terapia. Il dottor Lorenzo Calvi, anestesista ed etnofarmacologo, ha trattato numerosi pazienti con risultati positivi, ottenendo riduzioni della pressione oculare con dosi minime e senza effetti psicotropi rilevanti. La terapia deve essere cucita sul singolo paziente, rispettando la sinergia tra cannabinoidi e terpeni e calibrando le dosi in base alla risposta individuale.

Glaucoma (cataniaoggi.it-pexels)

Limiti e sfide attuali

Nonostante l’efficacia clinica, l’uso dei cannabinoidi nel glaucoma presenta limiti. La breve durata dell’effetto, la lipofilia delle molecole e la possibile comparsa di effetti collaterali centrali limitano l’uso come prima linea terapeutica. Inoltre, la normativa attuale ne consente l’uso solo come alternativa quando le terapie convenzionali risultano insufficienti.

Cannabis e cannabinoidi rappresentano una valida opzione terapeutica per pazienti con glaucoma resistente. Studi pre-clinici e clinici, insieme all’esperienza pratica dei medici, confermano la capacità di ridurre la pressione intraoculare e proteggere le cellule retiniche. La chiave del successo risiede nella personalizzazione della terapia, nella collaborazione tra medico, paziente e farmacista e nella valorizzazione del fitocomplesso naturale, garantendo efficacia e sicurezza anche a basse dosi.