ETNA – Sismologi confermano, “la prossima volta useremo le capre”: predicono le eruzioni ore prima | Meglio della tecnologia giapponese

eruzione vulcano (montagna.tv) - cataniaoggi

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Nessun satellite, radar o sistema di monitoraggio sismico ha dato risultati così precisi: le capre dell’Etna lo avevano già capito.

Le eruzioni vulcaniche sono tra gli eventi naturali più affascinanti e pericolosi del pianeta. Le colate di lava, le esplosioni, i tremori: tutti segnali noti a chi vive nei pressi di vulcani attivi come l’Etna, il Vesuvio o il Kilauea.

Ma prevedere con esattezza quando e quanto erutteranno resta, ancora oggi, una sfida aperta per la scienza. Decenni di studi, reti di sensori, stazioni geofisiche e satelliti in orbita: eppure, l’anticipo con cui un’eruzione può essere prevista è ancora limitato.

Negli ultimi anni, la ricerca ha fatto passi avanti enormi. I sismologi raccolgono in tempo reale dati su micro-scosse, emissioni di gas, deformazioni del terreno. E tuttavia, spesso, questi segnali si manifestano quando ormai è troppo tardi per intervenire. Da qui nasce una domanda semplice quanto rivoluzionaria: esiste un modo migliore per anticipare questi fenomeni? E se la risposta non fosse nelle macchine, ma negli animali?

Un’ipotesi ardita, certo. Ma sempre più concreta. Negli ultimi mesi, uno studio condotto dal Max Planck Institute of Animal Behavior di Radolfzell, in Germania, ha puntato i riflettori su una teoria antichissima: quella secondo cui gli animali possiederebbero la capacità istintiva di percepire in anticipo i disastri naturali. Non è folklore, spiegano i ricercatori: è biologia. E i dati lo dimostrano.

Etna, capre-sentinella: il “Progetto Icarus” entra nel vivo

È iniziato tutto a Randazzo, versante nord dell’Etna. Qui, dieci capre sono state dotate di collari con sensori all’avanguardia: localizzazione GPS, rilevamento di movimento, temperatura, umidità e frequenza cardiaca. L’obiettivo era chiaro: osservare i loro comportamenti prima, durante e dopo le attività vulcaniche. Le informazioni raccolte dai dispositivi vengono trasmesse via satellite e raggiungono i ricercatori in Germania in tempo reale.

Il progetto si chiama “Icarus” ed è il frutto di un decennio di lavoro guidato dal professor Martin Wikelski, uno dei massimi esperti mondiali nel campo del comportamento animale. Wikelski ha lavorato in ogni continente, confermando una credenza condivisa in tutto il mondo rurale: pecore, cani, capre, uccelli e bovini sono spesso in grado di percepire pericoli in arrivo prima dell’uomo. Ora, finalmente, la scienza ha i mezzi per dimostrarlo.

eruzione vulcano capre (montagna.tv) - cataniaoggi
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Dalla memoria locale al satellite: la rivoluzione dei collari intelligenti

Nel 2011, le prime capre erano equipaggiate con sensori primitivi: registravano i dati su piccole memorie interne, che i ricercatori dovevano recuperare a mano. Oggi, grazie alla collaborazione con l’Agenzia Spaziale Internazionale, i collari inviano dati via satellite e sono persino connessi con la Stazione Spaziale Internazionale. In pratica, gli studiosi possono seguire le loro “sentinelle a quattro zampe” da qualsiasi parte del pianeta.

E cosa hanno scoperto? Che alcune ore prima delle eruzioni più violente dell’Etna, le capre hanno iniziato a mostrare comportamenti anomali: agitazione notturna, bruschi cambi di posizione, tentativi di rifugiarsi in aree boschive che normalmente evitano. Segnali chiari, ripetuti e coerenti. Segnali che nemmeno i sensori sismici tradizionali avevano ancora rilevato. Siamo di fronte a una svolta? Forse. I ricercatori sono cauti, ma ottimisti: “Non possiamo ancora sostituire la tecnologia con le capre”, dicono, “ma possiamo affiancarla. E in certi casi, come qui sull’Etna, gli animali si sono dimostrati persino più efficaci.” Il lavoro del team tedesco continua, con l’obiettivo di estendere il modello anche ad altri vulcani attivi nel mondo.