Applausi per “I giorni di Napoli”: musica e parole per raccontare l’anima di Bellini

Anche ieri sera il pianoforte ha raccontato Bellini al Palazzo della Cultura di Catania. Non un semplice concerto, ma un viaggio nell’anima di Vincenzo Bellini. La prima assoluta de “I giorni di Napoli”, presentata al Palazzo della Cultura di Catania per il Bellini International Context, ha confermato la forza di un progetto capace di fondere musica, parola e interpretazione scenica in un racconto unico. Sul palco tre protagonisti d’eccezione: Francesco Nicolosi, pianista dal virtuosismo limpido e dalla sensibilità rara; Maria Knihnytska, soprano che ha restituito con misura e passione la fragilità delle eroine belliniane e Maurizio de Giovanni, narratore che con voce calda e partecipe ha trasformato la sua scrittura in emozione condivisa.

Napoli specchio del cuore di Bellini
Il testo di De Giovanni non è biografia né saggio, ma una confessione letteraria che tratteggia un giovane Bellini smarrito e innamorato, ragazzo prima che compositore. “Napoli non si spiega, si ascolta”, ha detto lo scrittore, evocando una città che plasma e travolge, ferisce e salva. La sua Napoli diventa specchio del cuore di Bellini, della sua giovinezza fragile e ardente.

La musica ha dialogato con le parole in modo naturale. Il pianoforte di Nicolosi ha scolpito le parafrasi di Thalberg e Liszt come intime confessioni, mentre la voce della Knihnytska ha illuminato pagine immortali come “Ah, non credea mirarti” e “Oh, quante volte”, con un timbro capace di farsi carezza e dolore insieme. Ogni brano si è rivelato parte di un mosaico in cui le note raccontavano ciò che le parole solo suggerivano.

Nel corso della serata, Nicolosi ha raccontato anche il suo legame con Thalberg e Bellini. Alla domanda su cosa significhi portare sul palco di Catania un dialogo musicale tra Thalberg, Liszt e Bellini, ha spiegato: “Circa 35-40 anni fa ho riscoperto Sigismund Thalberg, pianista austriaco che nel 1864 sposò una napoletana e fondò la Scuola Pianistica Napoletana. Io sono allievo di quella tradizione e decisi di occuparmene in un momento in cui era quasi dimenticato, sia come interprete che come compositore. Con la principessa Ferrara Pignatelli di Strongoli, sua pronipote, fondammo il Centro Studi Internazionale a lui dedicato. Da allora ho inciso per Naxos gran parte delle sue opere, in particolare le parafrasi sull’opera italiana – Bellini, Rossini, Donizetti e Verdi. Per questo oggi vengo considerato il paladino di Thalberg”.

Sul rapporto tra musica e parola nello spettacolo, Nicolosi ha aggiunto: “La formula del reading funziona molto e io stesso porto in giro sei programmi simili, con attori e scrittori diversi. Questo spettacolo nasce da una commissione della città di Napoli, che quest’anno celebra i 2500 anni dalla fondazione. Ci hanno chiesto di pensare a un programma che avesse Napoli come centro, e ho subito pensato a Bellini, che con quella città ebbe un legame fondamentale. Anche Thalberg scrisse molte parafrasi sulle sue opere. De Giovanni ha scritto un testo nuovo per l’occasione: intrecciare musica e parola è stato naturale, per restituire il senso profondo di Napoli e della sua storia artistica”.

Un tributo intimo al maestro catanese
E su cosa significhi per lui eseguire Bellini davanti al pubblico della sua città, ha confidato: “Sono molto legato a Bellini nella mia carriera. Sono l’unico pianista ad aver ricevuto il Bellini d’Oro, premio che solitamente va a cantanti o direttori d’orchestra, riconoscimento che mi è arrivato grazie alle mie registrazioni delle sue opere. Per me è stato un grande onore. Inoltre, considero una fortuna essere stato direttore artistico di Bellini dal 2015 al 2019. Era un autore amatissimo anche da mio padre: poter continuare oggi a esserne testimone, attraverso la mia musica, è per me una gioia profonda, che unisce vita personale e percorso professionale”.

Il pubblico ha accolto questa alchimia con applausi prolungati, non fragorosi come in un concerto di gala, ma profondi e riconoscenti: la gratitudine di chi si è sentito più vicino a un Bellini autentico, lontano dalla retorica del mito. Con I giorni di Napoli, il Bellini International Context conferma la sua vocazione a reinventare il patrimonio belliniano intrecciandolo a linguaggi contemporanei. Ne emerge un ritratto intimo, fatto di malinconie e rivelazioni: non più soltanto il “Cigno di Catania”, ma un giovane che imparava a scrivere musica ascoltando le voci e i silenzi di Napoli.

Per maggiori informazioni sui prossimi spettacoli è possibile consultare il programma e prenotare sul sito ufficiale del Bellini International Context o su Eventbrite.