La Democrazia Cristiana spinge sull’abolizione del voto segreto, mentre Fratelli d’Italia rilancia chiedendo di introdurre anche il voto di fiducia al presidente. Ma Schifani avverte gli alleati: nessun accordo prima di gennaio o febbraio.
Palermo. La Dc accelera sulla proposta di abolire il voto segreto all’Assemblea regionale, mentre Fratelli d’Italia rilancia chiedendo di introdurre anche il voto di fiducia al presidente della Regione. Un confronto serrato nel centrodestra, con il governatore Schifani che frena e chiarisce che «su questi temi non c’è ancora un accordo» e che «non verranno discussi prima di gennaio o febbraio».
L’iniziativa è stata portata avanti da Carmelo Pace, capogruppo della Dc, che ha annunciato il deposito di un disegno di legge per «abolire il voto segreto per materie non concernenti i principi etici e i diritti di libertà delle persone». Il testo prevede «il voto palese allorquando il Parlamento è chiamato a esprimersi in tema di bilancio, in materia tributaria o contributiva». Una riforma che, secondo la Dc, «serve a fermare i giochi di palazzo» e a rendere più trasparente il lavoro d’aula.
Fratelli d’Italia, accusata dagli alleati di aver utilizzato il voto segreto per affondare la manovra-quater, ha risposto per bocca dell’eurodeputato Ruggero Razza: «Non solo sono favorevole all’abolizione del voto segreto all’Ars, ma penso che bisogna andare oltre. Visto che si apre una possibilità di modifica del nostro Statuto per l’inserimento del deputato supplente, io inserirei anche il voto di fiducia».
Temi delicati, che la maggioranza collega anche alla possibilità di rivedere la legge elettorale. La Dc, dal canto suo, rivendica la coerenza del percorso avviato, ricordando che «tutto nasce in linea con le decisioni concordate all’unanimità nel vertice di maggioranza». Ma da Palazzo d’Orléans fanno sapere che «nessun accordo è stato ancora siglato» e che «di questi temi si potrà parlare solo dopo l’approvazione della Finanziaria 2026».
Un confronto che si preannuncia decisivo per gli equilibri interni della coalizione, tra chi chiede più trasparenza nei voti d’aula e chi teme una modifica strutturale dei rapporti di forza all’interno dell’Assemblea.