Inchiesta sugli appalti in Sicilia, la Rup dell’Asp ammette pressioni
La funzionaria Di Mauro conferma pressioni sulla gara d’appalto dell’Asp di Siracusa. Sequestrati 80mila euro all’ex governatore Totò Cuffaro. Le opposizioni chiedono al sindaco Lagalla di escludere la Dc dalla giunta.
PALERMO – Prosegue e si allarga l’inchiesta palermitana sugli appalti pilotati in Regione Siciliana, che coinvolge politici, dirigenti pubblici e imprenditori. Davanti al gip Carmen Salustro si è conclusa la prima giornata di interrogatori preventivi per decidere sulle misure cautelari nei confronti di 18 indagati, tra cui l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.
La responsabile unica del procedimento (Rup), Giuseppa Di Mauro, dell’Asp di Siracusa, ha riconosciuto di aver ricevuto pressioni dal direttore generale Alessandro Caltagirone per rinviare la gara d’appalto per i servizi di “ausiliariato”, che – secondo la Procura – sarebbe stata indirizzata a favore della Dussmann Service srl. Difesa dall’avvocato Francesco Fazzino, la Di Mauro ha però negato di aver alterato gli importi della gara. Anche Marco Dammone, direttore commerciale della Dussmann, e Mauro Marchese, legale rappresentante della società, hanno negato ogni coinvolgimento, dichiarando di non aver partecipato a presunti accordi o scambi di favori con la politica.
Parallelamente, i carabinieri del Ros hanno sequestrato 80mila euro in contanti a Totò Cuffaro, ritrovati tra l’abitazione di Palermo e la tenuta agricola di San Michele di Ganzaria, nel Catanese. Gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano, difensori dell’ex governatore, hanno spiegato che “solo 30mila euro provengono dalla vendita di prodotti agricoli regolarmente fatturati, mentre il resto consiste in banconote datate e inutilizzabili, prive di qualsiasi legame con i fatti contestati”.
L’inchiesta ha già avuto ricadute politiche dirette. Dopo la decisione del presidente della Regione Renato Schifani di revocare i due assessori regionali espressione della Democrazia Cristiana, le opposizioni a Palermo chiedono al sindaco Roberto Lagalla di fare altrettanto in giunta comunale.
In una nota congiunta, i consiglieri di Partito Democratico, Avs, Oso, Gruppo Misto e Franco Miceli invitano il primo cittadino a “rimuovere la presenza della Dc dall’amministrazione”, definendo il cosiddetto “sistema Cuffaro” come “un meccanismo di potere che, secondo le accuse, avrebbe interferito indebitamente con le istituzioni pubbliche”.
“Il Consiglio comunale – aggiungono – sarà presto chiamato a deliberare su atti strategici per la città, come l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, e dovrà farlo in un contesto di assoluta trasparenza e credibilità”.
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
