Enrico Trantino
Il terribile omicidio di Santo Salvatore Giambattista Re, 30enne pasticcere e neo padre, avvenuto venerdì pomeriggio a Ognina, ha scosso profondamente la città di Catania e sollevato un dibattito sulle carenze del sistema giudiziario e di sicurezza urbana. Ieri il sindaco Enrico Trantino ha espresso tutto il suo sgomento e ha lanciato un appello alla calma e alla responsabilità attraverso un post sul suo profilo Facebook, diventato rapidamente virale.
Re è stato accoltellato da un parcheggiatore abusivo, individuato come John Obama, 37enne originario dello Zimbabwe e privo di permesso di soggiorno, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato. L’episodio ha gettato la città nella più totale costernazione, alimentando insofferenza verso chi delinque ma anche timori e richieste di un inasprimento delle misure di contrasto.
Nel suo intervento social, Trantino ha voluto anzitutto evitare “strumentalizzazioni politiche” e indicare le difficoltà reali legate al funzionamento del sistema penale e all’applicazione delle misure restrittive. Nel post, pubblicato ieri mattina, il sindaco ha spiegato:
“Quanto accaduto ieri ha provocato un comprensibile turbamento collettivo. La facilità con cui un individuo ha sottratto il futuro di un ragazzo di trent’anni, da pochi mesi padre, sconvolgendo la vita di numerose persone, ci deve fare interrogare, rifuggendo da istinti vendicativi o da sterili e strumentali attacchi politici (non è il momento dello sciacallaggio).
Da oltre un anno è in atto una severa controffensiva, con settimanali interventi interforze e numerosi arresti. Il problema è che chi viene fermato, pochi giorni dopo torna in libertà, per dinamiche complesse, ma che trovano la loro ragion d’essere in un sistema che vuole che il carcere sia solo l’estrema ratio. Chi danneggia un’auto o chi compie un furto, difficilmente rimane in custodia restrittiva, perché è il codice che agevola il suo ritorno in libertà o l’esposizione a misure più blande. Anche perché le nostre carceri non riuscirebbero a ospitare ognuno che commette reato.
C’è poi l’insidioso tema degli stranieri: ho sempre considerato un errore la politica dell’accoglienza, se non riesci a garantire una reale integrazione a chi viene in Italia. Gli stranieri sono una risorsa, solo se si calibrano gli ingressi sugli effettivi posti di lavoro che puoi offrire. L’accesso indiscriminato si risolve in un’inevitabile ‘istigazione’ a vivere di espedienti o di reati; con un’inevitabile condizione di insofferenza di tutti.
L’esecuzione dei provvedimenti di espulsione e rimpatrio è un’altra chimera. Per sposare in passato una politica ‘buonista’ non si sono poste le condizioni necessarie, anche finanziarie, perché chi sbaglia torni nel suo Paese. E oggi, rispetto alle soluzioni adottate dal Governo (vedi trasferimento nei centri in Albania), la Corte Europea impedisce che siano attuate per supposta violazione dei diritti umani.
Infine, l’esposizione debitoria dello Stato italiano costringe a un contenimento della spesa pubblica, compresa quella per reclutare un crescente numero di Forze dell’Ordine; così determinando l’impossibilità di esercitare una capillare azione di contrasto su tutto il territorio, per insufficienza degli organici.
Trantino non nasconde le difficoltà: “Il problema è che chi viene fermato, pochi giorni dopo torna in libertà” evidenzia, sottolineando come il codice penale e l’eccessiva frammentarietà delle risorse carcerarie e di polizia rendano inefficace il contrasto alla microcriminalità e alle attività predatorie, come quella dei parcheggiatori abusivi.
Il sindaco prosegue invocando un cambio di paradigma sulla gestione dell’immigrazione: “Gli stranieri sono una risorsa, solo se si calibrano gli ingressi sugli effettivi posti di lavoro che puoi offrire. L’accesso indiscriminato si risolve in un’inevitabile ‘istigazione’ a vivere di espedienti o di reati”. Ricorda poi che la politica dell’accoglienza, se non accompagnata da percorsi di inserimento reale, diventa “un errore” e genera “insofferenza di tutti”.
“Che cosa fare allora? Arrendersi mai”
Di fronte a tutto ciò, Trantino non si scoraggia e annuncia:
“Cosa fare allora? Arrendersi mai. Da parte mia sto provando a imbastire alcune proposte da sottoporre al Presidente del Consiglio. Non sono ancora convinto della loro praticabilità avendo la possibilità di esaminarle dal punto di vista di chi ha esperienza in campo giuridico.
In secondo luogo ci confronteremo con il nuovo Prefetto e con le Forze di Polizia nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, per rimodulare la strategia sul controllo del territorio (per favore, nessuno sia così insipiente da pensare che l’azione di contrasto per il rispetto delle regole stradali lanciata a gran forza negli ultimi quindici giorni, sia inutile e destinata a ‘fare cassa’: significherebbe non avere idea dell’effetto criminogeno della diffusa percezione del ‘ognuno fa quello che vuole’).
L’invito ai cittadini è chiaro: collaborare, evitando isolati gesti di rivalsa e rispettando le regole stradali e urbane, perché anche piccoli segnali di ordine pubblico contrastano quell’“effetto criminogeno” alla base della percezione di insicurezza.
Prosegue Trantino con un consiglio pratico rivolto a chi subisce la pressione di un parcheggiatore abusivo:
“Nel caso in cui, rispetto a un vostro diniego o alla pretesa di somme maggiori, dovesse alludere a condotte minacciose, dategli quel che volete; andandovene chiamate subito il 112 e denunciate il fatto, fornendo le indicazioni per individuare l’autore: mentre la sola richiesta di soldi è una condotta passibile di allontanamento e contravvenzione, ove assistita da minacce diventa estorsione e consente l’arresto. Si tratta di balordi che non sono in grado di esercitare ritorsioni; quindi non abbiate paura, perché se intercettati non vi potranno mai fare niente.”
Il primo cittadino ribadisce che le Forze dell’Ordine già dispiegano “un importante dispiegamento di forze a tutela dell’ordine pubblico”, ma ammonisce: “Sarebbe da pazzi pensare che possano presidiare ogni punto sensibile. Nessuno parli più di militari; cosa dovrebbero fare, visto che non hanno neanche poteri di Polizia Giudiziaria?”
Un appello alla responsabilità di tutti
Conclude il post con un appello al senso di responsabilità dei cittadini:
“Il percorso è lungo, difficile e impone senso di responsabilità e un nuovo approccio culturale. L’importante è non cercare a ogni costo le responsabilità di altri, per avere la scusa per autoesonerarsi dall’adempimento dei propri doveri.”
Il messaggio di Trantino, condiviso e discusso da migliaia di catanesi, mette in evidenza le criticità del sistema — dalla gestione dell’immigrazione alla carenza di organici per le Forze dell’Ordine, fino alle deformazioni delle leggi penali che favoriscono rilasci prematuri — ma invita a non scivolare in facili strumentalizzazioni. In un momento in cui l’indignazione rischia di trasformarsi in violenza verbale o in vendetta, il sindaco chiede che la rabbia non prevalga sul ragionamento: un monito che, forse, può sfuggire in un dibattito social sempre più polarizzato.
Ora si attende la reazione del Governo nazionale e della Prefettura di Catania: Trantino promette di portare le sue proposte direttamente a Roma, consapevole che solo un intervento concertato e una maggiore consapevolezza civile potranno produrre un cambiamento duraturo.