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Un convegno a Palazzo Grazioli e lo scontro siciliano attorno a Schifani riaprono la partita interna in Forza Italia tra rinnovamento, vecchi equilibri e segnali che arrivano dalla famiglia Berlusconi.
Non doveva essere altro che un appuntamento di riflessione politica. E invece un convegno, una data e un indirizzo hanno acceso un corto circuito che racconta molto più di mille documenti programmatici lo stato di salute di Forza Italia. In politica nulla è neutro: i luoghi, i simboli, i nomi. Palazzo Grazioli, il 17 dicembre, non è una sede qualunque. È la storica residenza di Silvio Berlusconi. Ripartire da lì, parlando di valori liberali e invitando Roberto Occhiuto, significa mandare un messaggio preciso. Anche se ufficialmente viene ridimensionato come semplice confronto culturale.
Occhiuto, governatore della Calabria al secondo mandato, è considerato da molti il profilo su cui una parte della famiglia Berlusconi guarda per il futuro del partito. Un modello più manageriale, distante dalle liturgie romane. Da qui le fibrillazioni della vecchia guardia e l’invito implicito a non esporsi. Nessuno rompe davvero. Tutti smentiscono. «Nessuna sfida alla leadership di Antonio Tajani», viene ribadito. Ma il nodo non è la guida formale, bensì l’identità di Forza Italia: da un lato l’establishment parlamentare, dall’altro impresa, innovazione, diritti civili, libertà di scelta.
Lo stesso schema si ripete in Sicilia. La campagna referendaria sulla giustizia diventa lo sfondo di uno scontro interno sempre più evidente. All’hotel Astoria di Palermo, si fronteggiano il governatore Renato Schifani e il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Sorrisi di circostanza, gelo politico. Le parole di Pier Silvio Berlusconi sulle «facce nuove» agitano ulteriormente le acque. Le dichiarazioni dell’ex ministro Salvatore Cardinale riaprono il tema del rimpasto di giunta. Dietro le quinte, telefonate tese, accuse, richieste di chiarimenti.
Le dichiarazioni ufficiali provano a smorzare. Giorgio Mulè parla di confronto come sale della politica. Marcello Caruso difende l’azione del governo regionale. Schifani evita il tema interno e si rifugia nel merito del referendum. Ma la frattura resta. Intanto l’opposizione attacca. Il Movimento 5 Stelle definisce la finanziaria regionale «la peggiore di sempre» e prepara l’ostruzionismo con oltre mille emendamenti. Il quadro è quello di un partito attraversato da correnti e tensioni irrisolte. Il vero interrogativo resta aperto: Forza Italia vuole davvero cambiare pelle o continuerà a gestire l’esistente? Perché il tema non è un convegno o un rimpasto, ma il futuro del berlusconismo senza Berlusconi.
