Attentato a Ranucci, Verini: “Atto gravissimo. Ora servono coerenza, tutela e fatti concreti per la libertà di stampa”

senatore Walter Verini

Il senatore Walter Verini (PD) commenta a Radio Radicale l’attentato contro il giornalista di Report alla vigilia della relazione del ministro Piantedosi in Parlamento. “Serve coerenza dopo la solidarietà, proteggiamo chi rischia la vita per informare. La libertà di stampa è un diritto dei cittadini”.

ROMA – La voce di Walter Verini, senatore del Partito Democratico e capogruppo in Commissione Antimafia, risuona con forza in un momento delicato per la libertà di stampa in Italia. Le sue parole – pronunciate in un’intervista concessa a Radio Radicale – arrivano alla vigilia della relazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in Parlamento sull’attentato contro Sigfrido Ranucci, conduttore di Report. Non è solo un fatto di cronaca, ma un banco di prova per le istituzioni e per la coerenza della politica di fronte a chi rischia la vita per raccontare la verità.

Alla vigilia dell’audizione di Piantedosi, la politica si interroga sul significato e sulla portata di un gesto che ha colpito al cuore il giornalismo d’inchiesta italiano. Un ordigno, collocato sotto l’abitazione del conduttore di Report, ha segnato un salto di qualità nella minaccia ai cronisti che indagano su poteri, affari e criminalità.

A richiamare la necessità di una risposta istituzionale ferma e coerente è il senatore Verini, che in passato ha coordinato un sottocomitato proprio dedicato ai giornalisti minacciati. «Ho riflettuto molto sulla delicatezza di questo intervento parlamentare, spiega Verini. Ovviamente il Parlamento non poteva chiudere gli occhi su questo grave attentato, ma è un intervento molto delicato perché ci sono in corso delle indagini e c’è un dovere di riservatezza. Sono già uscite notizie, ma è importante capire in che misura l’impegno del Governo e la presenza del ministro possono avere valore».

Secondo Verini, la relazione del ministro Piantedosi in Aula ha un significato che va oltre la cronaca. «Io penso che abbia il suo valore questa presenza – prosegue – legato alle competenze del ministro dell’Interno, in capo al quale esiste un osservatorio per i giornalisti minacciati e che può adottare provvedimenti sulla base delle segnalazioni dei comitati per l’ordine pubblico. È importante che il ministro dica al Parlamento cosa fa lo Stato per tutelare un giornalista minacciato come Ranucci e, più in generale, cosa si fa per i troppi giornalisti che vivono sotto scorta. Sono 28, minacciati dalla criminalità organizzata per il loro lavoro».

Il senatore sottolinea come il caso Ranucci rappresenti un salto di qualità drammatico: «Il salto di qualità che Ranucci ha dovuto subire poteva trasformarsi in una tragedia: poteva uccidere sua figlia, poteva fare danni irreparabili. Dimostra quanto il giornalismo d’inchiesta e i suoi protagonisti vadano tutelati. Tra coloro che vivono sotto scorta da anni c’è anche Paolo Berizzi, unico giornalista in Europa protetto non dalle mafie, ma da minacce dell’estremismo nero e neofascista. È bene che il ministro venga e spieghi cosa si fa per difendere chi è a rischio, perché il rischio riguarda tutti noi: il giornalismo d’inchiesta è un caposaldo della libertà di informazione».

Verini ha poi commentato il gesto di Francesco Storace, che ha invitato chi aveva intrapreso azioni legali contro Ranucci a ritirarle. «L’ho trovato un gesto nobile – ha dichiarato Verini. Ho apprezzato quell’appello perché va nella giusta direzione. In questi giorni ci sono state molte manifestazioni di solidarietà verso Ranucci, anche da parte di chi in passato lo aveva attaccato o cercato di delegittimarlo. Ma oggi serve coerenza: non basta dire “solidarietà”, bisogna agire di conseguenza».

Verini spiega che «è sbagliato che il potere quereli i giornalisti» e propone un passo concreto: «Ritirare le querele potrebbe essere un gesto importante. Ma serve anche che l’Italia recepisca le direttive europee contro le querele temerarie (SLAPP), come la 1069 del 2010, che tutelano i cronisti e impediscono che le cause civili diventino uno strumento di intimidazione. Se non lo faremo entro pochi mesi, rischiamo una procedura d’infrazione».

Il senatore del Partito Democratico ha ricordato come «oggi in Italia ci siano circa 500 giornalisti sotto querela temeraria, molti dei quali lavorano in testate locali o online, senza la protezione dei grandi gruppi editoriali». «Solidarietà va bene – conclude – ma la libertà di informazione va garantita nei fatti. Bisogna proteggere chi lavora nel servizio pubblico, chi denuncia, chi indaga, chi racconta verità scomode. La libertà di stampa non è solo un diritto dei giornalisti: è un diritto dei cittadini».

Verini ha infine annunciato che, su iniziativa del Partito Democratico, la Commissione Antimafia ascolterà lo stesso Ranucci in audizione. «Abbiamo chiesto di convocarlo – spiega – perché la Commissione può contribuire a comprendere meglio il contesto del suo lavoro e i rischi che ne derivano. È un fatto importante che un altro pezzo dello Stato voglia ascoltare chi, come lui, rappresenta la frontiera della libertà di informazione».