Terzo giorno di “Dune 25”: dal set di Ong Jmel a Douz, passando per Les Palmeraies e il lago salato Chott El Jerid, oggi irraggiungibile per la pioggia. Un viaggio tra cinema, sabbia e umanità che si conclude con un tramonto da sogno nel cuore del Sahara.
La giornata di oggi ha avuto il sapore dell’avventura e del cinema. I biker di “Dune 25”, guidati dagli organizzatori Dario Di Mauro e Nico Siragusa, hanno lasciato Tozeur per immergersi in uno dei luoghi più iconici del deserto tunisino: Ong Jmel, il celebre set di Guerre Stellari, dove quarant’anni fa George Lucas trasformò il Sahara nel pianeta Tatooine.
Sotto un sole alto e gentile, la carovana ha affrontato 230 chilometri tra piste di sabbia e panorami mozzafiato. Arrivati a Ong Jmel, il silenzio ha preso il posto del rombo dei motori: davanti alle cupole di fango e sabbia del set, il tempo sembrava essersi fermato. Tutti, per un momento, si sono sentiti dentro un film, sospesi tra vento, luce e sogni d’infanzia.
Lasciato il set, il gruppo ha proseguito verso Les Palmeraies – o “le Palme”, come qualcuno scherzava sulla traduzione – per ammirare l’antico acquedotto romano, dove l’acqua sgorga a 80 gradi, creando un contrasto sorprendente tra il calore della terra e la freschezza del cielo.
La tappa successiva avrebbe dovuto condurre al maestoso lago salato Chott El Jerid, una distesa bianca e brillante di oltre 5.000 chilometri quadrati. Ma la pioggia dei giorni precedenti non ha permesso l’accesso alla pista che attraversa il lago: un’occasione rimandata, ma anche un modo per scoprire come il deserto sappia cambiare volto e umore. Da lontano, la carovana ha potuto ammirare comunque la sua luce lattiginosa, quel bagliore che sembra fondere cielo e sabbia in un unico orizzonte.
Nel pomeriggio, la rotta è proseguita fino a Douz, la “porta del deserto”. Dopo il pranzo e un po’ di relax in piscina all’hotel Sun Palm, la carovana ha vissuto uno dei momenti più magici del viaggio: il tramonto tra le dune, a dorso di cammello.
Tra le dune, quattro donne si stagliano sotto un cielo azzurro che si bacia con la sabbia dorata. Indossano jeans e magliette, la semplicità di chi non ha bisogno di apparenze per lasciare un segno. In loro c’è la leggerezza italiana che sa unire forza e sorriso, quella naturale eleganza che attraversa i confini e parla di libertà. In mezzo al silenzio del Sahara, la loro presenza illumina la scena come una carezza di umanità. È un’immagine che sembra uscita da un film, quattro figure reali, vere, che raccontano la bellezza di essere sé stesse, lontane da tutto ma vicine al cielo e alla sabbia, come in un sogno di luce e viaggio.
Il cielo si è acceso di rosso e d’oro, le ombre si sono allungate sulla sabbia e il silenzio è diventato musica. I biker, ormai viaggiatori nel cuore del Sahara, avanzavano lentamente tra le dune, cullati dal ritmo antico dei dromedari. Ogni passo sembrava un battito del deserto, ogni respiro un frammento di eternità.
Domani la carovana raggiungerà Ksar Ghilane, per un nuovo incontro con il deserto: un tramonto diverso, tra i quad e il campo tendato, sotto il cielo pieno di stelle.