Olio extravergine di oliva a 2,50€ al litro: il prezzo più basso da 25 anni a questa parte | Urla e spintoni alle casse, solo in questi punti vendita
Olio di girasole (cataniaoggi.it-pexels)
Un olio extravergine d’oliva a prezzo stracciato che nasconde un brutta sorpesa, è un mix letale che può nuocere alla salute
Tutti cercano di risparmiare sulla spesa e quando c’è al supermercato un’offerta speciale è corsa a chi riesce ad accapararrsi il prodotto. Ma quando si tratta di olio d’oliva, sarebbe meglio non badare a spese. Un olio extravergine d’oliva a basso costo quasi certamente porta con sé anche una qualità più bassa rispetto ad altri. Bisogna quindi stare molto attenti, leggere correttamente l’etichetta e da lì capire se si tratta o meno di un olio EVO di ottima qualità.
Un’indagine condotta nel Salento ha portato alla luce una frode alimentare riguardante l’uso di olio di semi di girasole, probabilmente mischiato a olio lampante, spacciato per olio extravergine di oliva. L’olio lampante è un olio d’oliva vergine non commestibile a causa di difetti organolettici (odori e sapori sgradevoli) e di un’elevata acidità, superiore al 2%. Il suo nome deriva dall’uso storico come combustibile per le lampade.
L’olio lampante non è adatto al consumo diretto e deve essere raffinato attraverso processi chimici e fisici per diventare commestibile e utilizzabile, ad esempio, per produrre “olio di oliva” semplice, come indicato dalla normativa europea. Il mix tra olio di girasole e olio lampante, inadatto al consumo umano, veniva utilizzato per condire i pasti nelle mense scolastiche e in quelle per anziani, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza alimentare.
La ditta fornitrice acquistava l’olio da un’impresa agricola calabrese a prezzi molto bassi, appena 2,5 euro al litro, riuscendo così ad aggiudicarsi l’appalto per 38 istituti del basso Salento. L’economicità del prodotto era al centro della strategia commerciale, ma comportava rischi significativi per la salute dei consumatori. In passato, in alcuni istituti scolastici della zona, si erano verificati 174 casi di malessere tra bambini e qualche adulto, episodi che avevano sollevato sospetti sull’olio fornito con i pasti.
La gestione del contratto
A seguito della scoperta, il contratto con la ditta fornitrice dei pasti è stato rescisso. Alcuni genitori stanno valutando iniziative legali collettive, mentre le autorità competenti hanno raccolto denunce per garantire responsabilità e trasparenza.
La vicenda del Salento è solo un esempio di un fenomeno più ampio, in cui l’olio lampante viene spesso spacciato per extravergine di oliva.
Questa pratica, diffusa anche attraverso canali commerciali online e social, rappresenta un rischio sanitario concreto e una violazione della fiducia dei consumatori. I fornitori coinvolti approfittano della scarsa conoscenza del prodotto da parte del pubblico, proponendo olio a prezzi molto bassi e presentandolo come extravergine di qualità superiore.
Controlli e prevenzione
Tale strategia, pur economicamente vantaggiosa per l’azienda, mette a rischio la salute degli utenti e la credibilità delle mense. Le autorità sanitarie e i corpi ispettivi hanno intensificato i controlli sulle forniture alimentari, monitorando la qualità degli oli utilizzati. L’obiettivo è evitare che prodotti inadatti al consumo entrino nella catena alimentare, proteggendo i consumatori più vulnerabili, come bambini e anziani.
L’episodio evidenzia l’importanza della vigilanza e della consapevolezza dei cittadini. Conoscere l’origine e la qualità dei prodotti alimentari è fondamentale per prevenire rischi sanitari e garantire che la sicurezza degli utenti non sia compromessa da pratiche commerciali scorrette.