INPS, “li rivogliamo tutti indietro con gli interessi”: pensionati in ginocchio per l’hobby del weekend | Prosciugati i conti in banca
pensione (pexels) - cataniaoggi
Un gesto ingenuo, quattro giorni di lavoro, e ora dovrà restituire anni di pensione: la vicenda surreale che sta facendo tremare i pensionati.
Per milioni di italiani, la pensione rappresenta un traguardo atteso con pazienza. Un punto di arrivo dopo una vita di contributi, sveglie all’alba e turni estenuanti. Ma la realtà, per molti, si rivela diversa dalle attese: il costo della vita aumenta, i risparmi scarseggiano e spesso si è costretti a inventarsi modi per “arrotondare”.
Un lavoretto saltuario, una passione messa a frutto nel weekend o una mano a qualche amico in difficoltà: piccoli gesti che, agli occhi del buonsenso, paiono innocui. Ma la legge, talvolta, ha tutt’altro metro.
L’Italia ha uno dei sistemi previdenziali più complessi d’Europa. Tra pensioni anticipate, contributive, di vecchiaia, sociali e quota 100, districarsi è un’impresa. E capita non di rado che chi va in pensione non sia perfettamente consapevole di ciò che può – o non può – fare una volta uscito dal mondo del lavoro. Per questo, molti si rivolgono all’INPS, cercando risposte chiare. Ma anche qui, la chiarezza non è sempre garantita.
Nel frattempo, la paura serpeggia tra i pensionati: un piccolo errore può trasformarsi in un incubo economico. In un Paese dove anche una prestazione occasionale può costare quanto un mutuo, il confine tra lecito e illecito è sottile. E le conseguenze, come vedremo, possono essere devastanti.
Una birra di troppo: la storia che ha scioccato l’Italia
È successo tutto in pochi giorni, ma il conto sarà salato per anni. Un 66enne friulano, ex dipendente di una birreria, era andato in pensione anticipata nel 2021 grazie alla misura “Quota 100”. Lo scorso anno, nel 2023, ha deciso di dare una mano come spillatore di birra durante l’Adunata nazionale degli Alpini a Udine. Quattro giorni di lavoro, 180 euro netti di compenso. Nulla di più.
Sembrava una parentesi innocente, ma l’INPS la pensa diversamente. L’ente previdenziale ha notificato al pensionato una richiesta di restituzione pari a 29.000 euro, corrispondente all’intera annualità della pensione percepita. Il motivo? Secondo il decreto legge 4 del 2019, chi è andato in pensione anticipata con Quota 100 non può svolgere alcun lavoro retribuito, eccezion fatta per il lavoro autonomo entro un limite di 5.000 euro annui.
La sanzione: 180 euro che ne valgono 29.000
Il pensionato ha provato a difendersi: prima di accettare il lavoretto, si era informato presso gli uffici dell’INPS, ottenendo – sostiene – rassicurazioni verbali. Ma la giustizia non gli ha dato ragione: il Tribunale del lavoro ha confermato la sanzione, concedendo solo una rateizzazione più leggera. Dovrà quindi restituire 430 euro al mese per circa cinque anni.
A nulla è servito sottolineare che aveva firmato un contratto a chiamata solo per ragioni assicurative, né il fatto che si trattasse di un’attività sporadica e non professionale. Per l’INPS, la legge è chiara. E applicata “pedissequamente”, come ha sottolineato la responsabile dell’Ufficio relazioni con il pubblico della sede provinciale di Udine, Anna Pontassuglia. La vicenda, diventata virale, ha sollevato forti critiche e alimentato la paura tra altri pensionati che, magari per bisogno o passione, hanno svolto lavoretti occasionali. La normativa non ammette eccezioni: anche un hobby può diventare un incubo. E ora, il 66enne potrà solo tentare il ricorso in appello. Nel frattempo, per lui – e per molti altri – resta solo l’amara lezione di quanto sia rischioso non conoscere, fino in fondo, le regole della pensione anticipata.