Da un lato, il rilancio del Catania Football Club, con l’offerta formale per Torre del Grifo e la volontà di riacquistare il marchio storico. Dall’altro, i riflettori puntati sulla crisi industriale di Termini Imerese, dove l’imprenditore italoaustraliano Ross Pelligra è al centro di un riassetto societario. Due vicende apparentemente distanti, ma legate dalla stessa regia imprenditoriale. Se a Catania, nelle ultime ore, è stata ufficializzata un’offerta da circa 5 milioni di euro per l’acquisizione dell’ormai abbandonato centro sportivo Torre del Grifo, la situazione a Termini Imerese appare ben più incerta. Proprio mentre il club etneo prepara anche una proposta per il logo storico, simbolo identitario richiestissimo dai tifosi, esplodono i dubbi sull’operazione che avrebbe dovuto segnare la rinascita dell’ex stabilimento Fiat, poi Blutec.

A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi, sono stati i sindacati. Denunciano ritardi su tutti i fronti: corsi di formazione mai partiti, ristrutturazione dello stabilimento ferma, piano industriale annunciato e poi scomparso. A questo si aggiunge un elemento che ha disorientato lavoratori e politica: un improvviso cambio nell’assetto azionario della Pelligra Holding Italia, la società individuata dal MIMIT per gestire il rilancio del sito industriale. Dopo l’acquisizione del 4 novembre scorso, la holding aveva già visto un primo riassetto: 40% delle quote a Ross Pelligra, 40% al colosso catanese della logistica Nicolosi Trasporti, 20% alla cooperativa edile Caec di Comiso. Un equilibrio teoricamente stabile, ma che nei giorni scorsi è stato nuovamente stravolto da un aumento di capitale: da 10mila a 100mila euro. Ne è uscito ridimensionato proprio Pelligra, ora al 10%, mentre Nicolosi sale al 70,22% e Caec al 19,78%. Un cambio significativo, che – seppure definito “transitorio” dalla stessa holding – ha fatto scattare più di un campanello d’allarme.

«Pelligra resta alla guida del progetto» assicurano fonti vicine all’azienda, sottolineando che l’aumento di capitale è stato deciso per rafforzare la compagine con partner strategici. Ma a Palazzo d’Orléans il clima è tutt’altro che sereno. L’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, ha dichiarato che «la Regione continuerà a vigilare sul piano di rilancio e sulla salvaguardia dei lavoratori», lasciando trapelare nervosismo e incertezza. Il ministro Adolfo Urso, che a inizio anno aveva promesso la presentazione del piano industriale a febbraio insieme a Pelligra, al momento tace. Un silenzio pesante, in una giornata in cui crolla anche la vertenza dell’ex Ilva di Taranto.

Intanto, dal Ministero delle Imprese è partita una convocazione ai sindacati per il prossimo 21 maggio, con oggetto generico “Distretto ex Blutec”. Troppo poco per placare le preoccupazioni. Anche perché in molti si chiedono chi stia davvero investendo e comandando. Secondo fonti sindacali, gran parte dei 13 milioni di euro già versati – tra acquisto dello stabilimento, fideiussioni, stipendi integrati e anticipo della cassa integrazione – sarebbero stati messi proprio da Nicolosi Trasporti, spiegando così l’aumento di capitale e il passaggio al controllo di fatto. Così, mentre a Catania i tifosi incitano la squadra con cori e striscioni – “Chi osa vince” campeggiava ieri in tribuna – a Termini Imerese si attende un futuro promesso ma mai realizzato.