Schifani fa passare la manovra-ter in 48 ore: tagliola, veleni di maggioranza e opposizioni all’attacco

Con 27 sì e 15 no l’Assemblea regionale siciliana ha approvato la manovra-ter, 300 milioni di variazioni di bilancio, dopo aver azionato per la prima volta l’articolo 98-quinquies: la «tagliola» che, bloccato l’ostruzionismo di Pd e M5S, ha imposto il voto lampo su un testo quasi intatto salvo due stop a editoria e laghetti aziendali. «Un provvedimento importante reso possibile da maggiori entrate per 500 milioni», esulta Renato Schifani. «Immettiamo risorse nell’economia, puntando su emergenze, sociale e sviluppo». Il presidente ringrazia Gaetano Galvagno per la gestione dell’Aula; il numero uno dell’Ars parla di «risposte a sanità, siccità, povertà, ambiente e protezione civile».

Il metodo ha incendiato il clima: progressisti e pentastellati lo definiscono «fascista» e abbandonano per qualche ora i banchi, mentre nella stessa maggioranza si teme l’effetto boomerang. Si torna a sussurrare di rimpasto, con assessori in bilico e deputati in cerca di visibilità. A fare detonare i veleni è Totò Cuffaro, che accusa «giochettisti» di centrodestra e opposizioni di aver affossato editoria, laghetti e stabilizzazione dei precari dei Consorzi di bonifica. Nel mirino, dice, «Pd, 5 Stelle, Mpa e membri distratti della maggioranza». Raffaele Lombardo ribatte: «Toni curiosi», mentre l’Mpa ricorda che «l’unico giocherellista è chi confuse la politica con altri ambiti». Germanà (Lega) condanna «l’uso sconsiderato del voto segreto», Assenza (FdI) cita i «franchi tiratori», e Cateno De Luca (Sud Chiama Nord) esulta: «Variazione fatta bene».

Schifani, fiutato il rischio di implosione, tende la mano: colloquio con il capogruppo Pd Michele Catanzaro e clima più disteso. Passano la norma sulle liste d’attesa e più fondi per vittime degli incendi; bocciato, a voto segreto, l’acquisto dell’immobile di via Cordova (13,5 milioni). I 35 milioni di «fondi per i territori» – sospettati di mancette elettorali – vengono rinviati a settembre insieme a emendamenti su Consorzi, Asacom e agricoltura. L’Ars va in ferie fino al 9 settembre, sperando che il termometro politico scenda. Le opposizioni rivendicano unità. Per Catanzaro (Pd) la manovra è «vuota, senza visione», per Antonio De Luca (M5S) «chiude una pagina buia e ridimensiona il governo». I progressisti parlano di «miracolo di San Gaetano», patrono festeggiato nel giorno del voto, convinti che l’autunno porterà la resa dei conti.

La maggioranza, pur ammaccata, incassa il risultato: Schifani e Galvagno si abbracciano nella Sala dei Venti dopo due giorni di tagliola, voti segreti e franchi tiratori. Ma a settembre torneranno sul tavolo i 35 milioni, le stabilizzazioni e l’eterna battaglia per le poltrone: se i «giochetti» non finiranno, la tagliola – ormai sdoganata – potrebbe calare di nuovo sulla dialettica parlamentare dell’Ars. Nel dettaglio il ddl di variazione stanzia 90 milioni per ridurre le liste d’attesa, 60 per fronteggiare la siccità con nuovi pozzi e autobotti, 40 per indennizzare le famiglie colpite dagli incendi, 25 alla protezione civile e 20 al trasporto degli studenti disabili; vengono rifinanziate la Carta sociale e alcune misure per i Comuni. Restano in sospeso i 10 milioni per l’editoria e gli aiuti ai laghetti aziendali, caduti al voto segreto.

Cateno De Luca (Sud Chiama Nord) liquida la polemica: «La variazione s’è fatta e bene; la Sicilia non poteva aspettare».