Trecento milioni di euro: è il gruzzolo messo in cassaforte, dentro il maxi-budget da 13,5 miliardi, per acquistare case e terreni dove nasceranno i cantieri del Ponte sullo Stretto. Il piano di dettaglio individua 443 abitazioni da liberare — 291 sul versante messinese, 152 su quello di Villa San Giovanni — oltre a numerose attività economiche. «Quando si realizza un’infrastruttura strategica gli espropri sono inevitabili», ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, promettendo risarcimenti «più generosi della media» a siciliani e calabresi. Proprio questo passaggio ha fatto insorgere il movimento “Patto per il Nord”, che rivendica criteri uniformi per tutto il Paese. A gettare acqua sul fuoco è intervenuto il ministro Calderoli: l’opera, ha detto, «spingerà l’occupazione e il Pil sia al Sud sia al Nord».
La cornice giuridica è il nuovo decreto Infrastrutture. Se il proprietario firma la cessione volontaria entro 30 giorni dalla dichiarazione di pubblica utilità, riceverà il valore stimato dell’immobile con una maggiorazione del 15 %. Per le prime case — circa il 60 % degli immobili da espropriare in Sicilia e un terzo in Calabria — è prevista un’ulteriore “indennità di ricollocazione” fino a 40 000 euro, modulata anche sulle spese di trasloco e di arredo. Il bonus scende a 10 000 euro se l’abitazione non risulta occupata nei 12 mesi precedenti. Le attività commerciali riceveranno subito il 50 % dell’indennizzo per riaprire altrove; i mancati introiti saranno ristorati durante i mesi di stop, e qualora l’azienda non potesse ripartire verranno liquidati i danni sulla base degli ultimi bilanci.
Intanto piovono contestazioni. Angelo Bonelli (AVS) ha depositato ricorso al Tar e interpellato la Direzione Ambiente della Commissione UE: «Prima di un ponte da record servono strade, treni e scuole sicuri». Rimane inoltre in sospeso il vaglio della Corte dei conti sul via libera Cipess ai 13,5 miliardi. Salvini replica alle critiche ricordando i requisiti antisismici dell’opera: «In caso di terremoto, il ponte sarebbe la struttura più sicura dell’area». Ma la partita più delicata, quella degli espropri, si giocherà nei prossimi mesi: il fondo da 300 milioni dovrà coprire non solo le valutazioni immobiliari, bensì anche i possibili contenziosi. Se la cifra si rivelerà insufficiente, servirà una nuova iniezione di risorse — e un nuovo round politico.