Ultim’ora Referendum: andate a votare, ci vogliono togliere anche le mutande | Con il “sì” disoccupati al macello, li silurano a vita

Giorgia Meloni - (cataniaoggi.it-video)

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Il Referendum di giugno è un appuntamento cruciale per il lavoro e la cittadinanza, astensione e scontro politico

L’8 e 9 giugno gli italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti referendari che toccano temi fondamentali: la cittadinanza, le norme del Jobs Act, l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, i contratti a termine e la responsabilità solidale negli appalti. Il referendum ha carattere abrogativo: una vittoria del “sì” comporterebbe la cancellazione delle normative attualmente in vigore. Tuttavia, affinché l’esito sia valido, è indispensabile il raggiungimento del quorum, ovvero la partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto.

Fratelli d’Italia, insieme agli altri partiti della coalizione di governo, ha scelto una linea di non intervento diretto sui contenuti del referendum, promuovendo invece l’astensione. Una comunicazione interna al partito, riportata da La Repubblica, invita i parlamentari a sostenere questa posizione. Secondo Giorgia Meloni e i suoi alleati, non partecipare al voto è una presa di posizione politica legittima e coerente con la critica all’iniziativa referendaria, ritenuta divisiva e strumentale.

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha ribadito pubblicamente la linea della coalizione, definendo l’astensione una scelta politica consapevole. Ha respinto le accuse di disinteresse, citando anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sostegno della legittimità del non voto. Tajani ha sottolineato che nessuno dovrebbe essere obbligato a votare e che, in alcuni casi, l’assenza può rappresentare un chiaro messaggio politico.

Anche la Lega ha sposato la linea dell’astensione. Il deputato Igor Iezzi ha parlato apertamente di una strategia costituzionalmente garantita, chiarendo che la scelta di non recarsi alle urne non equivale a una fuga dal confronto, ma a una valutazione critica dei quesiti referendari e del loro impatto reale sulla normativa italiana.

Le critiche delle opposizioni e dei sindacati

La scelta del governo ha sollevato forti critiche da parte delle opposizioni e del mondo sindacale. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha definito l’astensione promossa da Fratelli d’Italia e alleati come “grave e pericolosa”, accusando il governo di delegittimare uno strumento di partecipazione democratica. Anche Riccardo Magi, segretario di +Europa e promotore dei quesiti, ha attaccato duramente la maggioranza, sottolineando che chi sostiene di rappresentare il popolo dovrebbe invitarlo a votare.

Il Partito Democratico ha preso posizione netta a favore del “sì” in tutti e cinque i quesiti. La segretaria Elly Schlein ha dichiarato che il referendum rappresenta un’occasione importante per migliorare le condizioni lavorative e per ribadire il diritto alla cittadinanza. Il Movimento 5 Stelle appoggia quattro quesiti su cinque, rimanendo neutrale solo su quello riguardante la cittadinanza.

Referendum - (cataniaoggi.it-ministerointerno)
Referendum – (cataniaoggi.it-ministerointerno)

La posizione critica di Italia Viva e Azione

Italia Viva e Azione, invece, si sono dette contrarie al referendum, ritenendo inefficaci le proposte avanzate per modificare l’attuale normativa. Matteo Renzi ha definito l’iniziativa una “guerra ideologica” e ha sostenuto che una vittoria del “sì” non riporterebbe al vecchio Statuto dei lavoratori ma alla meno garantista legge Monti-Fornero. Ciononostante, ha dichiarato il proprio sostegno al quesito sulla cittadinanza.

Giorgia Meloni ha espresso la propria opinione in merito alla cittadinanza in occasione di una dichiarazione a New York nel settembre scorso. La premier ha definito congruo il termine di dieci anni previsto dall’attuale normativa per ottenere la cittadinanza italiana. Ha inoltre sottolineato che, in caso di referendum, la volontà popolare deve essere rispettata, lasciando così intendere un’apertura istituzionale al verdetto delle urne, pur senza sostenere attivamente i quesiti proposti.