UFFICIALE INPS – In ferie 277 giorni all’anno: con questi requisiti lavori solo 3 mesi su 12 | Goditi le Bahamas
spiaggia (pexels) - cataniaoggi
C’è chi lavora e sogna le vacanze… e chi invece le accumula fino all’inverosimile.
L’estate è alle porte, e milioni di italiani stanno già prenotando voli, treni e case vacanza per godersi il meritato riposo. Per molti, le ferie estive sono il momento più atteso dell’anno: settimane da trascorrere lontano dall’ufficio, in spiaggia, tra escursioni in montagna o serate sotto le stelle. Ma non tutti si prendono una pausa. Anzi, c’è chi, per scelta o per necessità, lavora senza fermarsi… per anni.
La pausa estiva, garantita dalla legge e protetta dalla Costituzione, non è solo un lusso: è un diritto. Eppure in tantissimi – dirigenti, impiegati pubblici, professionisti – rinunciano spesso alle ferie per far fronte a carichi di lavoro elevati, scadenze, emergenze. Il risultato? Un accumulo di giorni di vacanza che, alla lunga, può trasformarsi in un vero e proprio “tesoretto”. Ma attenzione: non sempre è possibile monetizzarlo.
Nel mondo del lavoro pubblico e privato, ogni estate riapre il dibattito sul valore delle ferie: meglio godersele a tempo debito, oppure accumularle per una eventuale compensazione economica in futuro? Le norme sono chiare, ma le eccezioni, come spesso accade, fanno notizia. E il caso che arriva da Varese è clamoroso.
Un ex dirigente, arrivato alla pensione, ha scoperto di avere in tasca quasi 2.000 ore di ferie mai godute. Non una svista, ma un dato preciso: si parla di 1.996,12 ore totali, pari a circa 277 giorni lavorativi. Ovvero, un intero anno di ferie da incassare. E ora vuole essere pagato.
Il caso che fa discutere: 80mila euro di vacanze non fatte
L’uomo, oggi pensionato, ha deciso di citare in giudizio il suo ex datore di lavoro – la Provincia di Varese – chiedendo un risarcimento da 80.270,97 euro, corrispondente all’indennità sostitutiva per le ferie non fruite. Il ricorso è stato notificato da poche settimane e punta il dito contro l’amministrazione, colpevole – secondo il lavoratore – di non avergli permesso di godere del suo diritto al riposo.
La Provincia però non ci sta. E anzi, si difende con forza. Il presidente Marco Magrini ha deliberato la costituzione in giudizio dell’ente, affidando la causa a un legale. La posizione ufficiale? Il dirigente avrebbe scelto volontariamente di non usufruire delle ferie, e dunque non avrebbe diritto ad alcun risarcimento.
Parola al giudice: riposo perso o scelta personale?
La partita ora si gioca in tribunale. L’INPS osserva, ma sarà il giudice del lavoro a stabilire se quelle ore vadano effettivamente pagate o meno. Il punto cruciale della difesa della Provincia si basa su un principio stabilito da diverse sentenze della Cassazione e del Consiglio di Stato: non si ha diritto alla monetizzazione delle ferie se queste non sono state godute per scelta personale.
Insomma, se rinunci alle vacanze di tua spontanea volontà, lo fai a tuo rischio e pericolo. Ma se il carico di lavoro te lo impedisce, allora l’ente può essere chiamato a risarcire. Nel frattempo, per chi si appresta a staccare la spina con qualche settimana di ferie, una lezione importante: non rimandare il riposo, perché potrebbe non tornare più… né in spiaggia, né in busta paga.