NUOVA CIRCOLARE INPS – Addio NASpI, stavolta è definitivo: se perdi il lavoro non hai diritto a nulla | Farai elemosina insieme ai clochard
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Cambia tutto per chi sperava nel sussidio di disoccupazione: da oggi la porta è molto più stretta.
Una doccia fredda per migliaia di lavoratori che, negli ultimi anni, avevano considerato la NASpI una forma di tutela garantita in caso di licenziamento. Ma dal prossimo anno, la situazione cambia radicalmente. Una nuova norma si abbatte come un macigno su chi perde il lavoro e spera di sopravvivere grazie all’indennità statale.
Non si tratta solo di numeri o burocrazia. È in gioco la vita quotidiana di chi, improvvisamente, si trova senza uno stipendio, con mutui, affitti e bollette da pagare. Eppure, proprio a queste persone verrà chiesto qualcosa in più, qualcosa che molti non riusciranno a dimostrare. La parola d’ordine diventa: restrizione.
Negli ultimi anni, l’accesso alla NASpI ha subito diverse modifiche, ma mai una tanto drastica come quella prevista dalla circolare INPS n. 98/2025. Le nuove regole colpiscono in particolare chi ha avuto percorsi lavorativi discontinui, o chi ha scelto di lasciare volontariamente un impiego per inseguire un’opportunità che si è poi rivelata instabile. Fino a oggi, la disoccupazione poteva essere un’ancora. Da domani, non sarà più così semplice afferrarla.
Chi vive nel precariato, nei contratti a termine, nei salti da un impiego all’altro, dovrà fare molta attenzione a ogni scelta. Perché ora ogni mossa potrà precludere l’accesso al sostegno economico più importante previsto per chi resta senza lavoro. E la soglia per restare esclusi sarà molto più bassa di quanto si pensi.
Se ti sei licenziato, anche mesi fa, potresti aver perso tutto
La nuova regola contenuta nella circolare INPS stabilisce un principio chiaro: non basta più perdere il lavoro, bisogna anche dimostrare di meritarne il sussidio. In particolare, chi ha lasciato volontariamente un impiego nei 12 mesi precedenti, dovrà ora dimostrare di avere almeno 13 settimane di contributi tra quella uscita volontaria e il nuovo licenziamento (o scadenza del contratto) che dà origine alla richiesta di NASpI.
In pratica: se ti sei licenziato – anche mesi prima – e poi sei stato assunto con un contratto breve o intermittente, rischi di non raggiungere le 13 settimane contributive richieste. E quindi… niente disoccupazione.
Le eccezioni alla regola (che salvano in pochi casi)
Non tutti i casi di dimissioni volontarie comportano l’applicazione di questo nuovo, rigido requisito. La circolare INPS fa alcune distinzioni importanti. Sono escluse dal nuovo obbligo:
Le dimissioni per giusta causa, come mancato pagamento dello stipendio o molestie sul lavoro.
La risoluzione consensuale, se frutto di accordo tra le parti.
Il rifiuto di un trasferimento, se oltre i 50 km o con tempi di percorrenza superiori agli 80 minuti.
Le dimissioni durante i periodi protetti, come quelli legati alla maternità o paternità.
Tutti gli altri, però, dovranno affrontare il nuovo percorso ad ostacoli. E chi non supera l’esame delle 13 settimane, non potrà accedere alla NASpI. Un cambiamento che rischia di colpire migliaia di persone, proprio nel momento in cui ne avrebbero più bisogno.