SALVINI CONFERMA “SI FARÀ” – Prima dello Stretto c’è la Tunisia: un ponte di 140 km unirà la Sicilia all’Africa | In 1 ora sei ad Hammamet
ponte sullo stretto (strettodimessina) - cataniaoggi
Un’idea che sembrava visionaria diventa tema concreto di ingegneria e geopolitica.
Il ponte sullo Stretto di Messina non è più soltanto un annuncio politico: è tornato ad essere una priorità di governo. Ma mentre l’Italia discute di collegare due sponde già unite da traghetti e rotte commerciali consolidate, c’è chi guarda ancora più lontano.
Il rilancio del Ponte sullo Stretto – cavallo di battaglia della Lega e di Matteo Salvini – ha riaperto il dibattito sulle grandi infrastrutture del Sud. Il progetto, per decenni sospeso tra polemiche e studi tecnici, è oggi in fase avanzata di pianificazione. Il Ministero delle Infrastrutture ha annunciato tempi, costi, e persino gare d’appalto pronte a partire. L’obiettivo è chiaro: modernizzare i collegamenti interni, integrare la Sicilia nel corridoio europeo TEN-T e creare migliaia di posti di lavoro.
Ma nel fermento infrastrutturale che attraversa il Mezzogiorno, una visione ancora più audace prende corpo. Mentre la politica si concentra sullo Stretto, il mondo accademico e ingegneristico immagina un collegamento che ridefinisce la geografia: un ponte tra Europa e Africa.
L’idea che cambia tutto
È molto più di una provocazione accademica. Si chiama TUNeIT e sta conquistando consensi tra ingegneri, istituzioni e centri di ricerca. Il suo ideatore è Enzo Siviero, professore, ingegnere e rettore dell’Università E-Campus, noto in tutto il mondo per la sua esperienza nella progettazione di grandi ponti.
L’ipotesi è tanto ambiziosa quanto dettagliata: 140 chilometri di infrastruttura che collegherebbero Mazara del Vallo, in Sicilia, a Cap Bon, in Tunisia, attraversando il Canale di Sicilia. Il progetto prevede cinque campate principali, intervallate da isole artificiali multifunzionali realizzate con materiali di scavo. Queste isole ospiterebbero spazi per il turismo, la ricerca scientifica e il supporto tecnico, diventando veri e propri avamposti nel cuore del Mediterraneo.
Il ponte, nella visione di Siviero, non sarebbe un’infrastruttura isolata, ma una piattaforma simbolica e concreta di connessione tra popoli, culture e economie. Un ponte di civiltà, capace di trasformare la Sicilia da periferia a crocevia globale.
Sicilia cuore del Mediterraneo
Il progetto TUNeIT, che per alcuni potrebbe sembrare fantascienza, si fonda su tecnologie già esistenti: ponti sospesi, tunnel sommersi, strutture modulari galleggianti. Le isole artificiali, alimentate da fonti rinnovabili, sarebbero autosufficienti dal punto di vista energetico, rispettose dell’ambiente marino e progettate per favorire anche il passaggio della fauna.
Il costo? 130 miliardi di euro. Ma per i sostenitori, si tratterebbe di un investimento strategico: il ponte potrebbe ridurre drasticamente i tempi di trasporto merci e passeggeri tra i due continenti, potenziare i corridoi energetici tra Nord Africa e Europa, e trasformare l’Italia – e la Sicilia in particolare – in un hub logistico di portata mondiale. Non a caso, il progetto ha attirato l’interesse di organismi come il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, la RMEI (Réseau Méditerranéen des Écoles d’Ingénieurs), l’EAMC e perfino realtà industriali come Terna, che vedono nel ponte un’opportunità anche per le grandi reti elettriche euro-mediterranee.