Dopo una crisi personale e una difficile separazione, Tiziano Ferro torna con “Sono un grande”, un disco che racconta fragilità, rinascita e verità. “È un album sulle insicurezze e sulla voglia di ripartire”.

Roma. Una separazione dolorosa, una crisi profonda e la lotta contro la depressione. Dopo un periodo segnato da difficoltà personali, Tiziano Ferro torna a raccontarsi attraverso la musica con il nuovo album “Sono un grande” (Sugar), un progetto che definisce “una confessione”.

Parole dirette, sentimenti autentici e nessuna difesa: Ferro sceglie uno stile intimo e sincero, che arriva al cuore. «È un disco sulle insicurezze, sui momenti di passaggio. Mi è successo spesso di sentirmi l’opposto di un grande, ma a 45 anni non posso pensare che non ci sia niente di positivo in quello che ho vissuto», racconta l’artista. «Ho capito che la verità è una bellissima droga, perché appena ne diventi dipendente non te ne stacchi più».

Nel nuovo lavoro, Tiziano affronta anche i temi della salute mentale e della depressione, parlando apertamente dei momenti più bui: «Non è successo mentre registravo questo disco, ma in passato ho anche pensato al suicidio, che è una conseguenza della depressione». Parole che svelano la fragilità di un artista che, attraverso la musica, trova una forma di cura e speranza.

In “Quello che si voleva”, Ferro cita Chiara Galiazzo e riflette sulla capacità di condividere emozioni profonde. In “Le piace”, invece, racconta la gioia del tempo trascorso con i figli: «Racconto il suo stupore nel vedere sua figlia che balla a tutta forza su Una giornata uggiosa di Battisti».

Dopo il successo del tour estivo, che ha registrato oltre 300.000 biglietti venduti in 26 stadi, Tiziano Ferro si prepara a una nuova sfida: il suo romanzo diventerà un film in uscita nel 2026. «Non è una biografia – spiega – ma una storia di speranza».

Con “Sono un grande”, l’artista di Latina firma un ritorno maturo, sincero e personale: una dichiarazione di vulnerabilità e coraggio che, ancora una volta, trova nella musica il linguaggio più vero della rinascita.

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