Quarto giorno di “Dune 25”: l’oasi di Ksar Ghilane accoglie i biker tra sabbia rossa, quad, campo tendato, lago naturale e una notte di musica e sapori nel cuore del Sahara tunisino.

Nel cuore del deserto, dove la sabbia si fa più rossa e il silenzio sembra respirare, la carovana di “Dune 25” ha raggiunto Ksar Ghilane. Un luogo che appare all’improvviso, dopo chilometri di nulla, come un miraggio d’acqua e palme.

La strada che porta fin qui è una linea dritta che taglia l’orizzonte, tra dune e vento. Per arrivare nel deserto si attraversano luoghi dove la sabbia cambia colore, passando dall’ocra al rosso intenso, fino a sfumature dorate che sembrano accendersi con la luce. Ogni curva regala un paesaggio diverso, ogni chilometro un nuovo pensiero. Quando si arriva, il Sahara si apre in un abbraccio caldo e maestoso.

Il campo tendato è lontano anni luce da ciò che ci si potrebbe immaginare. Dentro le tende non c’è spartano minimalismo, ma un sorprendente equilibrio tra comfort e atmosfera locale: materassi ampi quasi queen size, tappeti del luogo e tutti i piccoli dettagli che servono per sentirsi a casa, anche a centinaia di chilometri da tutto. L’accoglienza è semplice ma curata, pensata per chi viaggia per scoprire e non solo per vedere. È una forma di lusso discreto, quello che nasce dall’autenticità e dal silenzio del deserto.

Al centro dell’oasi, un lago naturale circondato da palme invita al relax. Le sue acque calde e limpide riflettono il cielo e il profilo delle dune, creando un equilibrio perfetto tra calma e vitalità. I biker si concedono un bagno rigenerante, poi il tè alla menta, le chiacchiere, le risate. Il tempo scorre lento, senza orologi né fretta.

Nel pomeriggio, la sabbia chiama di nuovo. I quad sono pronti, i motori si accendono e la carovana parte per un’escursione tra le dune. Dario apre la strada, con il cheich arrotolato intorno al volto come un tuareg, guidando il gruppo tra le onde di sabbia rossa. Dietro di lui, la carovana avanza compatta, sollevando nuvole dorate che il vento disperde piano. Nico chiude il gruppo, controlla il passo, osserva gli altri e ogni tanto sorride: è la calma di chi sa che il deserto non si attraversa, si ascolta. Tra i due, il gruppo scivola come un fiume di energia, fino al fortino romano che si staglia all’orizzonte come un miraggio. La polvere, il sole, la libertà: un mix che profuma di avventura pura.

Ora il gruppo è tornato al campo tendato, dove ci si prepara a un aperitivo inusuale: il celebre pane cotto sotto la sabbia, fragrante e profumato, che si condivide attorno al fuoco mentre il cielo si accende di stelle. Poi una cena conviviale, tra musica e risate, e qualche bicchiere di tibarin, il liquore dolce che racconta la notte del deserto.

A tavola, i profumi delle spezie invadono l’aria: dromedario alle spezie, cous cous e vino locale. Si brinda, si ride, si balla. Il deserto diventa casa e la notte un abbraccio.

In questo angolo remoto del Sahara tutto si riduce all’essenza: sabbia, cielo, fuoco e silenzio. Non servono orologi né mappe, basta lasciarsi guidare dal ritmo del deserto e dal senso di libertà che solo questi luoghi sanno regalare.

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