Stragi di mafia, prive di riscontri le dichiarazioni di Maurizio Avola
Il gip di Caltanissetta, Santi Bologna, ha disposto l’archiviazione del procedimento sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola in merito alle stragi di Capaci e via D’Amelio, ritenute prive di riscontri investigativi. Nell’inchiesta erano coinvolti i presunti boss catanesi Aldo Ercolano, Marcello D’Agata ed Eugenio Galea (quest’ultimo in relazione all’attentato di via D’Amelio). La richiesta di archiviazione era stata avanzata dal procuratore capo Salvatore De Luca e dall’aggiunto Pasquale Pacifico, secondo cui i racconti del pentito sono risultati privi di fondamento.
Per il giudice, Avola è un collaboratore dalla credibilità compromessa per la tardiva scelta di collaborare, l’uscita dal programma di protezione per nuovi reati e i silenzi su circostanze rilevanti. “Le intercettazioni – scrive il gip – non hanno consentito di accertare se e in che misura le sue dichiarazioni siano state etero-dirette”. Nel provvedimento si evidenzia che le affermazioni di Avola sulle stragi risultano vaghe e contraddittorie. Sulla strage di Capaci non emergono elementi specifici che colleghino Avola o altri soggetti catanesi alla preparazione dell’attentato; per la strage di via D’Amelio il narrato è ritenuto non riscontrato e inattendibile. L’ex killer di Cosa nostra non ha dunque fornito elementi utili alle indagini sulle stragi in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
