Mafia e impresa, il caso Scuto si chiude in Cassazione ma la battaglia continua
Sebastiano Scuto
La Suprema Corte ha annullato senza rinvio la condanna a 2 anni per associazione mafiosa dell’imprenditore catanese Sebastiano Scuto, ritenendo il reato estinto per prescrizione. La notizia è riportata oggi dal quotidiano La Sicilia.
La Sesta sezione della Corte di Cassazione ha messo fine all’ultimo capitolo del procedimento che vedeva coinvolto l’ex re dei supermercati in Sicilia. I giudici di legittimità hanno annullato, senza rinvio, la sentenza con cui la Corte d’appello di Catania aveva condannato Scuto a 2 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa, ritenendo che il fatto fosse ormai coperto da prescrizione.
I difensori dell’imprenditore, i professori Giovanni Grasso e Franco Coppi, hanno espresso «grande soddisfazione» per la decisione della Cassazione che ha accolto il primo dei motivi di ricorso presentati dalla difesa. «La Corte di Cassazione – osservano i penalisti in una nota – evidentemente ha ritenuto che gli atti processuali consentissero di pervenire a una decisione, senza necessità di un nuovo intervento del giudice del rinvio».
Secondo i legali, il provvedimento chiude «dopo ventotto anni un lungo iter giudiziario» che avrebbe comportato «gravi sofferenze a Sebastiano Scuto e consistenti danni alle sue aziende». Il caso, per la difesa, resta tuttavia aperto sotto il profilo della piena riabilitazione.
Il professor Giovanni Grasso ha infatti spiegato che adesso «si apre una nuova fase della vicenda giudiziaria» perché il collegio difensivo intende ricorrere agli strumenti previsti dall’ordinamento per ottenere una pronuncia di innocenza a tutti gli effetti. In particolare, i legali valuteranno il giudizio di revisione e il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, con l’obiettivo di arrivare alla «definitiva proclamazione dell’innocenza di Sebastiano Scuto, che è stato solo una vittima delle intimidazioni del clan mafioso dei Laudani».
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
