Etna, proposta di legge per ridurre i confini del Parco: “troppi vincoli, servono sviluppo e libertà per i residenti”
Dopo oltre trent’anni dalla sua istituzione, torna il dibattito sui limiti e sulla gestione del Parco dell’Etna. I deputati regionali Giuffrida e Pace (DC) propongono una ripartizione più equilibrata tra tutela ambientale e sviluppo economico locale.
CATANIA – A quasi quarant’anni dal decreto istitutivo del 17 marzo 1987, si riapre a Palermo il confronto sul futuro del Parco dell’Etna. I deputati regionali Salvo Giuffrida e Carmelo Pace, esponenti della Democrazia Cristiana, hanno depositato all’Ars un disegno di legge che prevede una radicale riperimetrazione dell’area protetta, spostando il confine esterno a una quota altimetrica di 1.100 metri sul livello del mare, contro gli attuali 600-800 metri.
La relazione allegata al testo dipinge un quadro complesso: «Dopo oltre trent’anni dall’istituzione del Parco – si legge – il territorio etneo non solo non ha visto lo sviluppo sperato, ma ha subito un’involuzione economica e demografica». I proponenti sottolineano come il tessuto sociale si sia impoverito, con una disoccupazione giovanile oltre il 50%, un’agricoltura in profonda crisi e un turismo quasi inesistente.
Secondo i deputati, la rigidità dei vincoli burocratici avrebbe di fatto impedito ai residenti di continuare molte delle attività tradizionali, in particolare l’agricoltura, frenando la realizzazione di opere essenziali come magazzini, strade e strutture agricole. A peggiorare il quadro, viene segnalata anche una paralisi edilizia con circa 20 mila progetti in attesa di autorizzazione e una proliferazione di discariche abusive che deturpano un’area riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Il cuore della proposta di legge mira a ridefinire i confini del Parco, che oggi si estende su circa 59 mila ettari, riducendone l’ampiezza sulla base di una soglia altimetrica certa e misurabile, quella dei 1.100 metri. Le aree escluse tornerebbero sotto la gestione dei Comuni, individuate come zone di promozione turistica.
«Questo passaggio – si legge nel ddl – comporterebbe un alleggerimento dei vincoli ambientali e consentirebbe ai Comuni di riappropriarsi del territorio, favorendo lo sviluppo economico». Un obiettivo che, secondo i promotori, era già tra le mission originarie del Parco. «Una mission del Parco – afferma Giuffrida – oltre alla tutela dell’ambiente, era quella dello sviluppo socioeconomico. Che sia accaduto il contrario è evidente. Aree che avrebbero potuto essere il motore dell’agricoltura, del turismo e dell’ambiente oggi sono abbandonate. Dobbiamo ripartire da un nuovo piano di programmazione».
Nel frattempo, Massimiliano Giammusso è stato nominato nuovo presidente del Parco dell’Etna su proposta dell’assessora regionale al Territorio e Ambiente Giusi Savarino. «Con questo nuovo assetto – ha spiegato Savarino – i Parchi avranno una governance stabile e partecipata, con i sindaci dei Comuni nei consigli di tutela a titolo gratuito. L’aumento delle risorse in bilancio mira a garantire uno sviluppo sostenibile dei territori».
La discussione sul futuro del Parco dell’Etna riapre il confronto tra chi chiede più libertà per le comunità locali e chi difende l’attuale impianto di tutela ambientale, in un equilibrio sempre più difficile tra conservazione e sviluppo.