Catania, sparatoria dell’8 agosto 2020: Cassazione conferma le condanne dell’operazione Centauri
La Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi delle difese e reso definitive le condanne per undici imputati ritenuti appartenenti al gruppo dei Cappello, coinvolti nella sparatoria di viale Grimaldi dell’8 agosto 2020. Il conflitto a fuoco, che causò due morti e diversi feriti, segnò uno dei momenti più violenti della recente storia criminale catanese.
La Suprema Corte ha posto la parola fine al processo abbreviato scaturito dall’inchiesta “Centauri”, denominata così in riferimento ai centauri della Divina Commedia, le creature che Dante colloca nel primo girone del VII Cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i violenti contro il prossimo. Un nome simbolico scelto dagli inquirenti per rappresentare la brutalità e la ferocia che caratterizzarono lo scontro armato tra i due gruppi. L’operazione permise di individuare i componenti dei clan rivali che, quella sera dell’8 agosto 2020, si affrontarono a colpi di pistola tra le curve del viale Grimaldi.
Nel conflitto a fuoco persero la vita Luciano D’Alessandro, di 43 anni, ed Enzo Scalia, di 29, mentre diversi altri rimasero feriti. Il troncone processuale appena concluso riguarda il gruppo dei Cappello. Con la decisione della Cassazione, diventano definitive le condanne pronunciate dalla Corte d’Appello di Catania nel 2024.
Le pene confermate come riportato dal quotidiano La Sicilia oggi in edicola, riguardano: Massimiliano Cappello (12 anni), Gaetano Ferrara (7 anni e 4 mesi), Renzo Cristaudo (9 anni), Alessio Concetto Bertucci (collaboratore di giustizia, 4 anni), Santo Antonio Lorenzo Guzzardi (2 anni), Gaetano Nobile (9 anni), Riccardo Pedicone (10 anni), Rinaldo Puglisi (7 anni e 4 mesi), Luciano Guzzardi (10 anni), Sebastiano Cavallaro (9 anni) e Luciano Tudisco (9 anni). Le indagini furono condotte dai Carabinieri del Comando provinciale di Catania, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto procuratore Alessandro Sorrentino. Già nelle prime ore successive alla sparatoria, furono eseguiti diversi fermi tra i “cursoti-milanesi”, il gruppo rivale dei “Cappello”. Tra gli arrestati figuravano Carmelo Distefano e Roberto Campisi, condannati a 20 anni in appello per omicidio.
I collaboratori di giustizia hanno descritto nel dettaglio la pianificazione della spedizione armata e il momento in cui le pistole hanno fatto fuoco, fornendo dichiarazioni che sono state riscontrate durante le indagini. «Fondamentali per l’accusa, sono risultate le prove balistiche e medico-legali, che hanno confermato la veridicità delle testimonianze in merito alle armi utilizzate e alle condotte degli indagati». Questo materiale ha consentito di ricostruire con precisione la dinamica degli eventi e di consolidare l’impianto accusatorio.
Secondo gli inquirenti, la faida sarebbe esplosa dopo il pestaggio di Gaetano Nobile avvenuto in via Diaz da parte dei “milanesi”. Una pagina che chiude uno dei capitoli più cruenti della recente storia giudiziaria catanese, segnata da vecchie rivalità e nuovi equilibri criminali nelle periferie della città.
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
