CONFERMATO CALDERONE – Ma quale 14esima, congelati gli stipendi di luglio: una sola lettera verde e il provvedimento è automatico | Le Entrate pubblicano le liste
Stipendio congelato - (cataniaoggi.it-pexels)
Stipendio bloccato ai dipendenti pubblici con debiti fiscali, la novità dal 2026: una catastrofe per milioni di lavoratori
Dal 2026 i dipendenti pubblici che hanno debiti con il Fisco superiori a 5.000 euro potrebbero vedere sospesi gli stipendi e le indennità. È questa una delle misure più discusse introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, che prevede il blocco dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti di chi ha pendenze fiscali rilevanti. La norma, contenuta nei commi 84 e 85 dell’articolo 1 della Manovra, introduce un meccanismo di controllo e sospensione destinato ad avere un impatto notevole su una parte significativa dei lavoratori del settore pubblico.
Il provvedimento si applicherà in presenza di due condizioni: il dipendente deve avere cartelle esattoriali di importo pari o superiore a 5.000 euro e percepire uno stipendio mensile lordo che superi i 2.500 euro. La misura non si traduce quindi in un taglio indiscriminato, ma prende di mira coloro che presentano entrambe le caratteristiche, nel rispetto delle regole sulla pignorabilità degli emolumenti stabilite dalla normativa vigente.
Una volta accertato il debito fiscale, la Pubblica Amministrazione sospenderà l’erogazione di parte dello stipendio o delle indennità, informando l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Sarà poi quest’ultima ad attivarsi per il recupero delle somme dovute, applicando trattenute progressive sugli stipendi dei debitori. Il blocco interesserà un settimo dell’importo mensile per le retribuzioni ordinarie e un decimo per le somme una tantum, come ad esempio la tredicesima.
Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono circa 250.000 i dipendenti pubblici che attualmente risultano debitori nei confronti del Fisco per cifre superiori ai 5.000 euro. Tra questi, circa 30.000 percepiscono stipendi superiori alla soglia indicata dalla norma. Il rischio concreto è che una parte consistente della busta paga venga trattenuta per lunghi periodi, mettendo a dura prova la stabilità economica delle famiglie interessate.
Una norma che mira alla responsabilità fiscale
L’obiettivo del provvedimento è duplice: da un lato incentivare i cittadini a regolarizzare le proprie posizioni tributarie, dall’altro introdurre una forma di pressione diretta da parte dello Stato per garantire il recupero delle somme dovute. Si tratta di una misura che, pur generando polemiche, si inserisce in una più ampia strategia di contrasto all’evasione e al mancato pagamento delle cartelle esattoriali.
L’entrata in vigore della norma è stata fissata al 2026 per permettere alla Pubblica Amministrazione di adeguare i propri sistemi di controllo e gestione. Ma questa proroga rappresenta anche un’occasione importante per i dipendenti pubblici coinvolti, che avranno due anni di tempo per regolarizzare la propria posizione fiscale, magari ricorrendo alla rateizzazione del debito o contestando eventuali errori presenti nelle cartelle esattoriali.
Cambia anche il termine per pagare le cartelle
Un’ulteriore modifica rilevante introdotta dal 2025 riguarda il termine per il pagamento delle cartelle esattoriali. Fino al 31 dicembre 2024 i contribuenti avevano 30 giorni di tempo per effettuare il versamento, ma con l’avvio del nuovo anno la scadenza è stata prorogata a 60 giorni. Questo allungamento dei tempi offre un margine di manovra maggiore per evitare l’avvio di azioni esecutive.
Il blocco parziale dello stipendio ai dipendenti pubblici debitori rappresenta senza dubbio una novità significativa nel panorama fiscale italiano. Mentre da un lato si punta a rafforzare la legalità e l’equità tributaria, dall’altro si rischia di generare tensioni all’interno del settore pubblico. Sarà fondamentale nei prossimi mesi accompagnare questa misura con strumenti informativi e possibilità concrete di regolarizzazione per evitare effetti sociali troppo pesanti.